Roma, 14 nov. (askanews) – Oltre agli emendamenti presentati negli scorsi giorni da alcune forze politiche come Forza Italia e Italia Viva, che hanno additato la “Sugar tax” come inutile e dannosa per le imprese, sempre più soggetti sollevano la preoccupazione sull’impatto controproducente della tassa sulla filiera del made in Italy. Assobibe, l’associazione di Confindustria che riunisce le imprese che in Italia producono e vendono bevande analcoliche, in una nota sottolinea come l’attenzione richiamata dai diversi soggetti politici e di rappresentanza del mondo economico vadano tutti nella stessa direzione.
Da ultimo Federdistribuzione, Italgrob, Centromarca, Confcooperative, Legacoop, Agci hanno espresso le medesime perplessità di ASSOBIBE su una tassa che provocherebbe un calo delle vendite di bevande analcoliche, un aumento dei prezzi e perdita di posti di lavoro colpendo indistintamente tutto il comparto, da monte a valle.
“Gli emendamenti presentati alla Manovra da partiti al Governo come Forza Italia e le dichiarazioni nette di partiti di minoranza come Italia Viva sottolineano la necessità di un intervento immediato per non far partire tra pochi mesi questa nuova tassa. Come espresso anche in questi giorni da importanti attori della Filiera come Federdistribuzione, Italgrob, Centromarca nonché Confcooperative, Legacoop, Agci, la nuova imposta sulle bibite danneggia l’intero comparto e va contro le richieste delle imprese al Governo. Le aziende hanno bisogno di misure coraggiose, che sostengano la crescita e il Made in Italy”, ha ribadito ancora una volta Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe. “auspichiamo che alle prese di posizioni pubbliche del vicepresidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini, e del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, che hanno ribadito impegno a non aumentare le tasse, seguano azioni concrete”
L’entrata in vigore della tassa è prevista per il 1° luglio 2025, a meno dell’accoglimento degli emendamenti proposti. Sul fronte delle vendite, si stima una contrazione pari al -16% nel biennio successivo all’entrata in vigore della norma (dati NOMISMA) e un relativo aumento dei costi con conseguenze gravi soprattutto per le piccole e medie imprese messe di fronte ad un aggravio di costi tra -25.000 e i -90.000 euro. Inoltre, metterebbe a rischio più di 5.000 posti di lavoro, di cui solo 4.000 a valle.