Roma, 5 nov. (askanews) – Quasi un campo su cinque in Italia (19%) è coltivato con metodo biologico, dando al nostro Paese la leadership in Europa tra i grandi produttori, ma in diverse regioni la percentuale supera addirittura il 25%, tanto da aver raggiunto con sei anni di anticipo gli obiettivi fissati dalla Ue nell’ambito della strategia Farm to Fork.
L’analisi viene dalla Coldiretti Bio che ad Ecomondo, la grande fiera di Rimini dedicata alla sostenibilità, ha organizzato un incontro per fare il punto della situazione sul settore. L’Italia ha la leadership Ue per il biologico grazie alle 84mila aziende agricole attive sul territorio nazionale, più del doppio della Germania e un terzo in più della Francia.
Un trend che va sostenuto ora a livello di consumi interni. La spesa nella Grande distribuzione ha raggiunto la cifra di 3,8 miliardi di euro nel 2023, ma ci sono le potenzialità per crescere ulteriormente, anche in considerazione del fatto che l’export di prodotti biologici vale 3,6 miliardi. Un rapporto tra consumi interni e vendite all’estero praticamente di uno a uno, mentre nell’agroalimentare generale il valore delle esportazioni è pari a circa un terzo della spesa interna alimentare delle famiglie, secondo l’analisi Coldiretti.
Se vi va poi a guardare l’incidenza delle categorie merceologiche sul carrello della spesa biologica, emerge che frutta, verdura e latte e formaggi rappresentano insieme il 66% del totale della spesa biologica in Italia.
A minacciare i record del bio italiano c’è però l’aumento delle importazioni di prodotti biologici dall’estero, cresciute del 40% nel 2023, in controtendenza rispetto al dato dell’Unione Europea. Prodotti che – denuncia Coldiretti – non assicurano la stessa qualità e sicurezza di quelli nazionali. “Coldiretti Bio sostiene la necessità di affermare in Europa al più presto il principio di reciprocità rispetto alle importazioni – spiega la presidente Maria Letizia Gardoni – ovvero stesse regole per il bio comunitario e quello dei Paesi terzi, poiché non è possibile accettare che entrino nel nostro Paese cibi coltivati secondo regole non consentite nella Ue. Fermare la concorrenza sleale delle importazioni a basso costo e valorizzare il vero prodotto tricolore sono le condizioni fondamentali per costruire filiere biologiche dal campo alla tavola”.