Una best practice in questo senso potrebbe essere la cooperazione applicativa, che prevede un livello massimo di interazione tra i sistemi informatici di privati e delle pubbliche amministrazioni nel rispetto dei massimi standard di sicurezza. «La cooperazione applicativa, essendo interoperabilità tra software, non prevede front- end e quindi per definizione limita la superficie d’attacco degli hacker, ma non solo: permettendo un accesso alle informazioni contingentato – spiega Angeleri – rispetto a regole (di accesso, di proprietà dei dati stessi, di finalità di utilizzo ecc.) e modalità (tempi di erogazione, formati di interscambio ecc.) se correttamente applicata può arginare le richieste illecite alla banche dati dello Stato».
«Se vogliamo superare i ritardi e i limiti che caratterizzano lo stato dei processi di digitalizzazione del Paese è vitale essere consapevoli di quanto è accaduto in questi anni, per evitare di ripetere gli stessi errori e, anzi, per accelerare i processi tenendo conto delle esperienze pregresse. Per questi motivi, come AssoSoftware, ribadiamo la nostra piena collaborazione con le Istituzioni, nella consapevolezza che solo garantendo la piena interoperabilità delle banche dati sarà possibile offrire una digitalizzazione della PA sicura e integrata» ha concluso il Presidente di AssoSoftware.