Roma, 30 ott. (askanews) – Il Giappone ha presentato una protesta a un organismo di vigilanza sui diritti umani delle Nazioni Unite che ha richiesto una revisione della legge che limita la successione imperiale agli eredi maschi della linea paterna dell’Imperatore. Lo ha dichiarato oggi il portavoce del governo Yoshimasa Hayashi.
Il Comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne (CEDAW) dell’Ufficio per di diritti umani dell’Onu, in un più ampio documento che raccomanda una serie di modifiche legislative per assicurare una maggiore parità di genere, ha chiesto di eliminare dalla Legge sulla casa imperiale del 1947 la formulazione per la quale solo gli eredi maschi della linea maschile della Famiglia imperiale la possibilità di ascesa al Trono del Crisantemo.
Hayashi ha affermato che il sistema di successione imperiale è legato alle fondamenta del Giappone come nazione e che il governo ha informato il comitato delle Nazioni Unite, che mira a eliminare la discriminazione contro le donne, che sarebbe stato “inappropriato” trattare questo tema. “E’ estremamente deplorevole che il rapporto finale abbia incluso un riferimento alla Legge sulla Casa Imperiale,” ha detto Hayashi in una conferenza stampa. “Abbiamo presentato una protesta formale al comitato e richiesto nuovamente la rimozione di tale riferimento”.
La questione della riforma della legge di successione imperiale è particolarmente delicata per il governo giapponese. Attualmente la Famiglia imperiale vive un momento di difficoltà rispetto alla successione maschile. L’attuale Imperatore, Naruhito, ha come principe ereditario il fratello Akishino, ma per la prossima generazione di imperatori l’unico esponente maschio (e probabile prossimo Imperatore) è il giovane Hisahito, figlio di Akishino. Naruhito ha solo una figlia femmina, Aiko.
I governo giapponesi hanno da molti anni tra i primi punti in agenda quello di una riforma della Legge sulla Casa imperiale ma, essendo questione particolarmente spinosa, tendono a tirare avanti la palla senza intervenire in maniera incisiva. In ogni caso, i comitati che negli anni sono stati nominati dai governi hanno solitamente escluso l’idea di aprire alla successione femminile e hanno piuttosto proposto di riportare nella Famiglia imperiale alcuni rami della famiglia che ne furono esclusi nel 1947. Invece, l’opinione pubblica giapponese è ampiamente a favore dell’idea che anche una donna possa ascendere al Trono. Un recente sondaggio ha segnalato una quasi unanimità a favore di questa ipotesi.
Nella storia, il Giappone ha avuto sei Imperatrici regnanti, due delle quali hanno occupato il Trono in due ere diverse. Ma i loro regni sono stati, solitamente, destinati più che altro a fare da ponte da due Imperatori maschi. L’ultima donna sul Trono del Crisantemo fu Go-Sakuramachi, il cui regno è collocato tra il 1762 e il 1771.
Nel 2016, il Giappone a fortemente contestato una raccomandazione di modifica della Legge sulla Casa imperiale inclusa in una bozza di osservazioni conclusive della revisione di quell’anno, e la versione finale non conteneva alcun riferimento alla questione.
Nell’ultima revisione, il comitato delle Nazioni unite ha inoltre sollecitato il Giappone a riconsiderare il requisito per cui le coppie sposate devono usare lo stesso cognome. La disposizione nel Codice Civile “costringe di fatto le donne ad adottare il cognome del marito,” ha dichiarato il comitato, definendola “discriminatoria”.