Roma, 22 ott. (askanews) – L’università degli studi di Urbino ha conferito oggi la laurea Honoris Causa a Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Nel suo discorso di accettazione il capo della diplomazia Ue ha parlato in questi termini del suo “addio alle armi”: negli ultimi cinque anni – ha detto – “mi sono dedicato con tutto il mio impegno alla responsabilità di questo incarico” eppure l’impegno, da solo, non può tutto. La verità è che “oggi il mondo è peggiore di 5 anni fa”. Ma – ha concluso – non “è colpa mia” e non è colpa dell’Europa. L’Europa “dice no alla guerra” ma quello che viviamo è un tempo di guerra.
Questo riconoscimento, ha detto Borrell parlando all’università di Urbino “é per me è un modo di dire addio alle armi, agli ultimi 5 anni come alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza e la difesa dell’unione europea; 5 anni segnati da una quantità inenarrabile di sfide ogni giorno più impegnative. Se il lavoro umano dovesse essere giudicato in base all’impegno probabilmente meriterei un voto alto,; sì perché per 5 anni mi sono dedicato con tutto il mio impegno alla responsabilità di questo incarico, con l’aiuto del mio staff”.
“Ma se il lavoro umano dovesse essere giudicato dai risultati, non dall’impegno ma dai risultati, allora non sono sicuro che avrei superato l’esame. Perché siamo ben lontani da ciò di cui abbiamo bisogno, non abbiamo avuto tanti buoni risultati. Il mondo è oggi peggiore che 5 anni fa…”.
“Non è colpa mia ma è certamente più difficile anche per l’Unione europea. Sì il mondo è molto più difficile e non siamo più al sicuro. E aver ricoperto questo incarico è una enorme lezione di umiltà, perché ci si rende conto di quanto sia difficile risolvere i gravi problemi che affliggono l’umanità. E anche se noi europei certo dobbiamo riconoscere che abbiamo avuto una risposta reattiva molto rapida per affrontare la crisi del Covid, tuttavia questa sfida ha messo in luce una dura realtà: noi europei non eravamo pronti al ritorno della politica del potere, e anche meno al ritorno della guerra sul territorio europeo. Ma perché non eravamo pronti? Perché ci mancava la capacità intellettuale? No, ne abbiamo tanta. Non eravamo pronti perché il progetto europeo è stato costruito in antitesi con l’idea del potere, perché l’Europa dice no alla guerra…”.