G7, aumentato dal 18% nel 2001 al 35% nel 2023 il divario tra i paesi nordamericani e gli altri membri – askanews.it

G7, aumentato dal 18% nel 2001 al 35% nel 2023 il divario tra i paesi nordamericani e gli altri membri

Confindustria e Deloitte: invertire il trend e promuovere collaborazione, inclusione e innovazione
Ott 21, 2024
Roma, 21 ott. – L’economia globale da diversi anni sta affrontando eventi geopolitici di grande portata, dai conflitti in Ucraina a quelli in Medio Oriente, con annesse ricadute in termini di aumento dell’inflazione, del debito e di interruzioni della catena di approvvigionamento. Se la produzione globale è aumentata, le economie del G7 però sono cresciute più lentamente rispetto alle controparti del G20, con un aumento del divario di produttività tra i Paesi nordamericani e gli altri membri del G7: dal 18% nel 2001 al 35% nel 2023. Un fattore che potrebbe indebolire la capacità dei G7 di sostenere i Paesi in via di sviluppo, in particolare quelli africani, alle prese con un elevato debito pubblico e sui quali pesa quel 17% delle entrate statali dedicato al servizio del debito estero, a discapito degli investimenti nei settori produttivi e nei servizi pubblici con inevitabili ricadute sulla crescita economica. Solo tramite collaborazione, inclusione e innovazione sarà possibile invertire questi trend e promuovere una crescita sostenibile a livello globale.

Queste alcune delle evidenze principali contenute nel B7 Flash, l’approfondimento di Confindustria e Deloitte elaborato in occasione della “G7 – Industry Stakeholders Conference: Leaving no one behind: Industry for Development”, organizzata a margine della Ministeriale G7 sullo Sviluppo prevista a Pescara dal 22 al 24 ottobre. Deloitte Italia è il Knowledge Partner esclusivo del B7 Italy 2024 “Leading the Transitions Together”, presieduto da Confindustria sotto la guida di Emma Marcegaglia.

“In un panorama globale incerto e in rapida evoluzione, i paesi del G7 hanno un ruolo fondamentale nel promuovere politiche efficaci di sviluppo sostenibile e cooperazione internazionale. I paesi G7 non stanno avanzando alla velocità che dovrebbero per realizzare l’Agenda 2030, mostrano progressi disomogenei nel raggiungimento degli SDGs con impatti anche al di fuori dei propri confini. Rendere il commercio e gli investimenti motori di una crescita sostenibile orientata agli SDGs nei Paesi meno sviluppati, in particolare in Africa, è un imperativo collettivo: come riporta UNDP, meno del 6% dei 32 obiettivi misurabili  – su un totale di 169 – è sulla buona strada per essere raggiunto entro il 2030 in Africa. Dei rimanenti, 21 devono ancora essere ancora raggiunti e per 8 è necessario invertire le tendenze negative. Questi obiettivi possono essere meglio raggiunti se vengono istituiti e attuati solidi partenariati pubblico-privati per lo sviluppo, favorendo l’industrializzazione e l’ampliamento delle catene di approvvigionamento interne di queste economie per incrementare la loro resilienza, aumentare il livello di innovazione, migliorare la creazione di posti di lavoro e favorire l’integrazione delle loro produzioni nel mercato globale” afferma Barbara Cimmino, Vice Presidente per l’Export e l’Attrazione Investimenti di Confindustria.

“I G7 sono in un momento cruciale nell’affrontare le sfide dei Paesi in via di sviluppo, specialmente in Africa. Gli eventi geopolitici, dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente, hanno intensificato l’instabilità economica globale, aggravando inflazione e pressioni sul debito. Allo stesso tempo, i Paesi del G7 stanno registrando un crescente divario di produttività rispetto a quelli del Nord America, dal 18% del 2021 al 35% del 2023, oltre a una crescita annua prevista dal 2023 al 2025 inferiore rispetto ai restanti paesi del G20 (2,2% contro 4,4%), aumentando la complessità per i G7 nel guidare un progresso globale sostenibile. Per invertire questi trend negativi e preservare la leadership nello sviluppo globale, i G7 devono focalizzarsi su iniziative strategiche che assicurino competitività e sicurezza economica tramite cooperazione, continuando quindi a sviluppare principi democratici ed etici di mercato. È quindi più che mai essenziale promuovere uno sviluppo sostenibile nelle economie in via di sviluppo a beneficio di tutta l’economia e la società globale, concentrandosi su tre priorità chiave: transizioni digitali e green, sicurezza alimentare e innovazione dei sistemi sanitari. In questo contesto si inseriscono le iniziative G7 rivolte ai Paesi africani, come l’Energy for Growth in Africa, l’Apulia Food Systems Initiative e il Pandemic Fund. Sebbene tali impegni riflettano la dedizione dei G7 verso una crescita globale inclusiva, il successo dipenderà da investimenti costanti, azioni coordinate e una visione a lungo termine che affronti le cause del sottosviluppo. L’efficacia delle strategie di sviluppo richiede anche riforme dei sistemi educativi, supportando l’accesso alle materie STEM, soprattutto per donne e giovani, promuovendo l’iscrizione scolastica superiore, considerando che solo il 9% della popolazione africana è impegnata in percorsi universitari. Una collaborazione inclusiva, sia tra i Paesi del G7 che con quelli in via di sviluppo, ispirata all’innovazione, focalizzata su ambiti specifici e basata su eterogeneità e multidisciplinarità, rappresenta la condizione imprescindibile per rafforzare la competitività dei G7 e promuovere una crescita etica e sostenibile a livello globale, partendo dai Paesi in via di sviluppo” aggiunge Andrea Poggi, Innovation Leader per Deloitte Italia e capo delegazione B7 per Deloitte.

Le tre aree chiave nel supporto ai Paesi africani

I G7 stanno rafforzando la collaborazione con i Paesi africani, concentrandosi su tre aree chiave: la doppia transizione ambientale e digitale (energia green e infrastrutture tech), la sicurezza alimentare (agricoltura sostenibile) e l’innovazione sanitaria. In tal senso, gli impegni dei G7 per favorire la produzione regionale di vaccini e il finanziamento del Fondo pandemico con almeno 2 miliardi di dollari. In quest’ottica, la Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII) ha previsto lo stanziamento di 600 miliardi di dollari per investimenti infrastrutturali nelle economie in via di sviluppo, principalmente in Africa, ma finora è stato speso solo il 5% di tale somma. Per garantire il successo a lungo termine di questi impegni, i G7 dovrebbero continuare a stanziare risorse finanziarie dedicate allo sviluppo di questi paesi. È essenziale concentrarsi sulla transizione energetica, sul potenziamento dell’infrastrutture e sulla crescita delle competenze digitali dei Paesi africani, dando priorità alle riforme dei sistemi educativi per migliorare il tasso di iscrizione scolastica, in particolare nell’istruzione universitaria (attualmente pari a circa il 9%) per sbloccare il potenziale latente e promuovere una crescita economica sostenibile.

In tale contesto, si evidenzia come la Cina, nonostante sia tuttora il maggiore creditore dell’Africa con oltre 100 miliardi di dollari di prestiti, stia progressivamente riducendo i suoi investimenti nella regione. Al riguardo, si prevede che entro il 2025 il flusso netto di capitali pubblici dalla Cina verso l’Africa diventerà progressivamente negativo. Circostanza che offre ai G7 una concreta opportunità d’intervenire con proprie risorse, recitando in tal modo un ruolo da protagonista nel continente.