La ricerca, commissionata dalla Fai-Cisl e realizzata dal Centro Studi Confronti, è curata da Maurizio Ambrosini, Rando Devole, Paolo Naso, Claudio Paravati. Raccoglie dati, analisi e proposte e approfondisce anche nove casi studio territoriali, tra i quali la pianura della bassa bergamasca, specializzata nella produzione lattiero-casearia e nella trasformazione del latte (in modo particolare nella produzione del formaggio Grana Padano), dove è stato studiato il ruolo degli indiani di religione sikh nella zootecnia.
L’evento si è aperto con i saluti istituzionali del Presidente della Provincia di Bergamo Pasquale Gandolfi e della Sindaca Elena Carnevali. La mattinata è proseguita con una tavola rotonda, moderata dal Direttore del Centro Studi Confronti Claudio Paravati, dove si sono confrontati Rando Devole, sociologo e curatore della ricerca, Samuele Davide Molli ricercatore all’Università degli studi di Milano, che ha studiato il caso lombardo, Don Cristiano Re, delegato vescovile per la vita sociale e la mondialità della Diocesi di Bergamo e Elisabetta Donati, Dirigente del settore politiche del lavoro della Provincia di Bergamo.
In provincia di Bergamo, negli ultimi anni, sono state fatte quasi 15 mila assunzioni nel settore agricolo. Data la stagionalità tipica del settore agricolo e dalla usura fisica che l’attività agricola comporta, la gran parte delle assunzioni sono concentrate nelle fasce d’età più giovani, tra i 20 e i 39 anni. Da un punto di vista della nazionalità dei lavoratori assunti, “solo” il 45% è italiano, il 5% originario di un Paese dell’Unione Europea, mentre il 50% è originario di un Paese extracomunitario. I lavoratori italiani vengono maggiormente impiegati nelle fasce d’età più giovani (15-19 e 20-24 anni) e meno giovani (55-59 e 60-64 anni).
Secondo i dati ufficiali, nell’intero settore agricolo, in Lombardia i lavoratori immigrati sono 60.316. Poco più di 40mila di questi lavoratori arrivano da Paesi Comunitari, mentre circa 20.200 arrivano da Paesi Extra UE. Bergamo occupa oltre 6000 operai immigrati. Di questi, quasi 2500 sono extracomunitari. Inoltre, l’area della “bassa” bergamasca, ha dimostrato ospitalità mettendo a disposizione locali e strutture a rischio di spopolamento a prezzi accessibili. Per la Fai-Cisl, come spesso ribadito dal segretario nazionale Onofrio Rota a tutti i tavoli contro il caporalato, è necessario rendere più efficace la lotta al sommerso e allo sfruttamento, anche attraverso l’incrocio delle banche dati, e prevedere percorsi di emersione per gli stranieri che denunciano casi di sfruttamento, anche attraverso l’assegno di inclusione, favorendo così una vera immigrazione regolare e costruttiva.