Roma, 14 ott. (askanews) – “Oh Giuli diletto contenitor procace di parole altisonanti che nel tuo primo apparir hai già rotto le sferette a tanti e tanti. Le frasi tue ci spiegan quanto la palingenesi della minchioneria protobarocca possa insufflare il vaffanculismo più frusto e antropomorfo… Ma lascia dire a noi umili poracci e servi della Gleba, che in un Paese dove cultura langue, il tuo pensiero folle rischia purtroppo assai di far cadere le balle”: così la comica e attrice Luciana Littizzetto si è rivolta al ministro della Cultura, Alessandro Giuli, in una lettera a lui indirizzata – nel corso della trasmissione Che tempo che fa sul Nove – e dopo avere suonato maldestramente un flauto per ricordare il video in cui il ministro si è cimentato con un flauto di pan in mezzo a un campo di grano.
“Oh divino minister (…) il sostegno vero e vigoroso all’arte e allo spettaculo. Pecunia chiediam caro ministro, pecunia che non olet, denaro buono per chi fa film, libri, teatro e arti varie”, ha proseguito Littizzetto.
“Tutti noi artisti, in coro ti diciamo in questo ottobre tra i castagni ‘ministro, parla come magni!. Ad maiora e kalispera, buon lavoro a te e a tutta l’infosfera”, ha concluso la comica.