Roma, 11 ott. (askanews) – L’appoggio a Kamala Harris con un insistente “andate a votare”, in Pennsylvania, uno dei “swing states”, gli Stati indecisi che fanno la differenza nelle elezioni presidenziali, ma soprattutto un attacco a Donald Trump e al suo modo di far campagna elettorale: è un Barack Obama visibilmente emozionato, quello che a Pittsburgh ha suonato la carica contro il candidato repubblicano. Forse, perché consapevole del persistente rischio di una vittoria del tycoon, malgrado Kamala Harris abbia “tonificato” l’elettorato democratico dopo la rinuncia di Joe Biden.
Dopo la strage fatta dall’uragano Helene (230 morti) e con il nuovo uragano Milton che ancora imperversa sulla Florida, Trump ieri non aveva esitato in un comizio a dare la colpa al governo federale di Biden, dicendo che ha “lasciato soffrire ingiustamente” la gente nello stato della North Carolina, quello colpito più duramente, gettando benzina sul fuoco del complottismo online dove sono fiorite fake news secondo cui il governo avrebbe trattenuto apposta gli aiuti alle popolazioni colpite, in quanto votano maggioritariamente per i repubblicani.
“L’idea di cercare di ingannare volontariamente le persone nei loro momenti più disperati e quando sono più vulnerabili. E la mia domanda è: quand’è che questo è diventato accettabile? Ora non sto cercando applausi. Voglio chiedere ai repubblicani là fuori, sapete, a quelli che sono conservatori, che non hanno votato per me, che non erano d’accordo con me. Ho amici che non erano d’accordo con me su tutto. Quand’è che questo è diventato accettabile? Perché dovremmo accettarlo?”
Da Detroit, antica capitale dell’auto che ha subito fra i colpi più duri della crisi finanziaria e industriale dopo il 2008, Trump durante un comizio ha cercato di presentarsi come il campione della ricostruzione dell’industria automobilistica Made in Usa, attaccando pesantemente l’import (e nominando esplicitamente Mercedes, Bmw e Volkswagen): “Se riuscite a far prosperare l’industria automobilistica, a riportarla al livello di 50 o 60 anni fa, potete farlo anche voi e questo è il mio obiettivo. E sto approntando una politica che, a mio parere, lo farà, assolutamente. E sono stato molto bravo in questo nella mia vita. Il mio obiettivo è quello di vedere l’industria automobilistica statunitense ancora più grande di quanto non fosse nel suo periodo di massimo splendore, e che Detroit e il Michigan siano al centro dell’azione”.
Anche il Michigan, di cui Detroit è la città più grande, è fra gli indecisi, e non a caso nelle stesse ore anche Kamala Harris faceva campagna in questo stato, a Flint, città con una lunga tradizione sindacale e industriale grazie alle fabbriche della General Motors. Da qui ha messo in guardia contro le facili promesse, non mantenute, del suo avversario: “Donald Trump ha un approccio molto diverso. Donald Trump fa grandi promesse e non le mantiene mai. Diceva che era l’unico in grado di riportare i posti di lavoro manifatturieri in America. Ve lo ricordate? E poi l’America ha perso quasi 200.000 posti di lavoro nel settore manifatturiero mentre lui era presidente”.