Roma, 11 ott. (askanews) – Un premio che guarda all’ieri, ma parla all’oggi, e con voce chiara: il Nobel per la Pace 2024, assegnato all’organizzazione delle vittime della bomba atomica, gli hibakusha Nihon Hidankyo, è un messaggio cristallino in un momento in cui leader mondiali evocano con leggerezza sconcertante l’uso di armi nucleari.
Erano le 18 in Giappone, quando alle 11 di Oslo è stato annunciato il premio all’organizzazione giapponese. Tomoyuki Mimaki seguiva dal municipio di Hiroshima, prima città bombardata con l’atomica statunitense, la diretta. Il rappresentante di Nihon Hidankyo, racconta la tv pubblica giapponese NHK, non ha trattenuto le lacrime e si è pizzicato incredulo le guance: “E’ come un sogno, sembra incredibile”. E deve sembrare davvero incredibile, dopo decenni di lotte contro le armi nucleari nel mondo, dopo essere stati ignorati anche dallo stesso governo giapponese – come ha denunciato il segretario generale Sueichi Kido – , ottenere oggi questo riconoscimento, che non fa che confermare la giustezza della battaglia. Mimaki lo ha ribadito con frasi semplici e precise: “Continueremo a chiedere al mondo l’abolizione delle armi nucleari e la realizzazione di una pace duratura”.
Sembra una prospettiva astratta, mentre le bombe cadono a Kiev, a Beirut, a Gaza e in tanti altri scenari di conflitto; mentre leader mondiali minacciano l’uso di queste terribili armi (gli ultimi: il presidente russo Vladimir Putin, il leader nordcoreano Kim Jong Un); mentre gli arsenali delle potenze si riempiono di nuovi e più sofisticati strumenti di morte; mentre aumentano i bilanci militari degli Stati uniti, della Cina, della Francia, dell’India e dello stesso Giappone, impegnato a rafforzarsi militarmente, persino con qualche esponente politico che evoca la possibilità che Tokyo stessa possa abbandonare la politica dei “Tre principi non nucleari” (non produrre, non ospitare, non far transitare armi nucleari). Sembra una prospettiva astratta, la rinuncia alle armi atomiche e all’uso della guerra, ma non lo è per chi da decenni lotta proprio per questo avendo conosciuto l’orrore di Hiroshima e Nagasaki.
“I sopravvissuti alle bombe atomiche hanno realizzato l’adozione e l’entrata in vigore del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Penso che questo premio riconosca proprio questo impegno. Tutto è iniziato dagli atti disumani di Hiroshima e Nagasaki, quando siamo stati colpiti dagli Stati Uniti e abbandonati per lungo tempo dal governo giapponese”, ha ricordato Sueichi Kido, segretario generale di Nihon Hidankyo. “Mentre affrontavano l’angoscia e il dolore nel profondo del loro cuore, i nostri predecessori hanno lottato con il desiderio di non permettere che si producessero altre vittime di bombardamenti atomici. Continuo a vedere i loro volti uno dopo l’altro”. E Norio Nakamura, che fu esposto alle radiazioni della bomba al plutonio americana nel 1945 a Nagasaki quando aveva solo un anno, chiarisce alla NHK che loro non faranno un passo indietro: “Sono estremamente felice. Il fatto che il nostro lungo impegno per denunciare l’inumanità delle armi nucleari, incluso il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, sia stato riconosciuto è una gioia immensa. È grazie al sostegno di tutti. Continueremo a lavorare per eliminare le armi nucleari e porre fine sia alla guerra che al nucleare”.
Nihon Hidankyo è stata fondata dagli hibakusha nel 1956, 11 anni dopo il lancio delle bombe atomiche. In quel periodo, il movimento per il divieto delle armi nucleari e a idrogeno si era intensificato in Giappone, in seguito all’esposizione dei membri dell’equipaggio del peschereccio giapponese “Daigo Fukuryu Maru” ai test nucleari condotti dagli Stati uniti nell’atollo di Bikini, nel Pacifico.
Da 68 anni, Nihon Hidankyo continua la sua lotta per l’abolizione delle armi nucleari e per ottenere sostegno da parte del governo giapponese per le vittime dei bombardamenti atomici. Durante la Guerra fredda, Nihon Hidankyo ha inviato delegazioni a tre sessioni speciali delle Nazioni unite dedicate al disarmo, in cui i sopravvissuti hanno condiviso le loro esperienze e lanciato il grido “No More Hibakusha” per chiedere l’abolizione delle armi nucleari.
Nihon Hidankyo è stata determinante nella raccolta di circa 3 milioni di firme a sostegno del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, contribuendo alla sua adozione. Successivamente, l’organizzazione ha presentato circa 13,7 milioni di firme alle Nazioni unite per chiedere che tutti i paesi aderissero al trattato.
Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari è entrato in vigore nel gennaio 2021 e, in occasione della prima Conferenza delle Parti tenutasi in Austria nel giugno dello stesso anno, i sopravvissuti inviati da Nihon Hidankyo hanno ribadito il loro appello per l’abolizione delle armi nucleari.
Negli ultimi anni, a causa della pandemia di COVID-19 e dell’invecchiamento dei sopravvissuti, molti eventi sono stati ridotti o cancellati. Tuttavia, Nihon Hidankyo ha intensificato gli sforzi per trasmettere le testimonianze dei sopravvissuti attraverso piattaforme online.
Il Comitato norvegese per il Nobel ha dichiarato che Nihon Hidankyo è stata premiata per il suo impegno nella realizzazione di un mondo senza armi nucleari e per aver dimostrato, attraverso testimonianze, che tali armi non devono mai più essere utilizzate.
L’ultimo Premio Nobel per la Pace giapponese risale a 50 anni fa, quando l’ex primo ministro Eisaku Sato fu premiato nel 1974 per aver fatto votare alla Dieta giapponese i “Tre Principi Non Nucleari” (Hikaku sangensoku) del Giappone e per aver firmato il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (NPT).
(di Antonio Moscatello)