Roma, 7 ott. (askanews) – E’ una campagna difficile per il mais quella 2024-25: la semina è partita tardi, con almeno un mese di ritardo, in alcune zone addirittura di due mesi. Per questa ragione, il raccolto è ancora in corso ma, ad oggi, appare evidente che la riduzione delle rese sarà di almeno il 25%. In media, la produzione di mais per uso alimentare si attesta su un milione di tonnellate. Quest’anno, invece, le quantità non dovrebbero superare le 600mila tonnellate. Lo rende noto Massimiliano Carraro, presidente di Ailma, l’associazione italiana lavorazioni del mais alimentare, che rappresenta i produttori di farine proteiche e vegetali all’interno di Assitol (Confindustria) e fa il bilancio delle difficili condizioni in cui ha preso avvio il raccolto e la trasformazione del cereale, quest’anno all’insegna delle criticità.
Dalle prime stime sul campo infatti emerge come l’alternarsi della siccità estiva da record con le piogge alluvionali influisca negativamente sui quantitativi e sulla qualità del raccolto. Ad impensierire il comparto, si aggiunge l’insorgere di agenti patogeni, legati all’alternanza tra siccità estiva e piogge alluvionali degli ultimi mesi.
“Per garantire un prodotto sano e sicuro – spiega infatti Carraro – le aziende si vedono costrette a scartare significative quantità di mais che non rispondono ai nostri parametri di qualità stabiliti dalla normativa vigente, riducendo ancora di più la materia prima da destinare per usi alimentari”.
La preoccupazione è che, andando avanti con la campagna, la tendenza non migliori. “Allo stato la diminuzione delle rese è importante, ma non dimentichiamo che il raccolto, iniziando più tardi, è ancora in corso. Purtroppo le condizioni meteorologiche non ci stanno aiutando e temiamo che le cose possano peggiorare”, aggiunge Carraro.
Il quadro attuale lascia quindi prevedere un ricorso ancora più significativo all’import, necessario già oggi per rispondere al fabbisogno del settore agroalimentare. Tuttavia se in Italia la campagna è decisamente complessa, anche nel resto d’Europa lo scenario presenta criticità analoghe. Nei Paesi dell’Est, grandi produttori di mais, il meteo altalenante tra caldo record e piogge intense ha provocato problematiche praticamente identiche.