Bankitalia avverte: il Pil 2025 più basso di quello stimato dal governo – askanews.it

Bankitalia avverte: il Pil 2025 più basso di quello stimato dal governo

“Ma spunti di cauto ottimismo per il medio termine”
Ott 7, 2024

Roma, 7 ott. (askanews) – Nel 2025 la crescita del pil si dovrebbe collocare ad un livello più basso di quanto previsto dal governo. Lo ha affermato il Capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Sergio Nicoletti Altimari, nell’audizione sul Piano strutturale di bilancio nelle Commissioni bilancio di Camera e Senato. Spunti di “cauto ottimismo” ha invece espresso per il medio termine.

A breve Bankitalia procederà alla revisione delle stime di crescita e queste “per il prossimo anno saranno un po’ sotto di quanto previsto dal quadro programmatico del governo”, che per il 2025 prevede un pil al +1,2%.

Tuttavia, doversi elementi “fanno sperare bene per il futuro. Cresciamo più di altri Paesi, è stata effettuata una revisione del sistema industriale selettiva e sono sul mercato imprese più forti, questo si riflette sull’adamento positivo dell’export. Anche gli investimenti in costruzioni, al di là dei generosi bonus, vanno bene. Possiamo contare – ha concluso Altimari – su forze importanti del sistema produttivo”.

La manovra per il 2025, come delineata dal Piano strutturale di bilancio, potrebbe “rendere più arduo conseguire l’obiettivo del Governo di riportare nel 2026 l’indebitamento netto al di sotto del 3 per cento del pil”. Lo rileva il Capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Sergio Nicoletti Altimari, nell’audizione sul Psb nelle Commissioni bilancio di Camera e Senato.

“Il programma delineato nel Psb – spiega – non è esente da rischi. In primo luogo, per finanziare parte della nuova manovra il Piano sfrutta il margine determinato dalle maggiori entrate ora attese per il 2024, con l’assunzione implicita che esse siano interamente permanenti. Inoltre, come evidenziato dal Governo stesso – aggiunge Altimari – sarebbe sufficiente uno scenario macroeconomico lievemente meno favorevole (ad esempio un aumento imprevisto di 100 punti base dei rendimenti sui titoli di Stato di nuova emissione) per rendere più arduo conseguire l’obiettivo del Governo di riportare nel 2026 l’indebitamento netto al di sotto del 3 per cento del PIL”.