Milano, 4 ott. (askanews) – “È vero che abbiamo avuto difficoltà all’ultimo miglio sulla composizione dell’alleanza, non va negato, ma è anche vero che la nostra è una coalizione di gran lunga più larga di quelle che si sono presentate alle ultime tornate elettorali. Francamente, dal momento in cui sono state depositate le liste, io sono impegnato prevalentemente nel parlare con le persone. E devo dire che il compito è anche agevolato, rispetto al capitolo dei moderati, dal fatto che i miei antagonisti scelgono di aprire la campagna elettorale con Vannacci e con Bandecchi. Rispetto a loro mi sento certamente più moderato e penso di avere buoni argomenti per parlare a quel mondo”. Lo dice il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Liguria, Andrea Orlando, in una intervista a QN.
“Sicuramente a livello ligure tutto quello che andava fatto per evitare gli strappi è stato fatto – ha spiegato l’esponente dem – anche recependo un’indicazione nazionale che consigliava di includere quanto più possibile. E questo nonostante le note difficoltà e le contraddizioni di una regione come la nostra, dove Italia Viva governava con il centrodestra in un’amministrazione importante come quella di Genova. Dopo di che le tensioni nazionali hanno prodotto una situazione che ha avuto riverberi anche sul territorio. Mi pare che i problemi non manchino anche altrove. In questo momento mi sto occupando della Liguria e non voglio sottrarre neanche un minuto della mia attenzione agli impegni che mi aspettano”.
“Spostare il rigassificatore oggi da Piombino a Vado risponderebbe soltanto a un impulso di carattere politico-elettoralistico. Lo spostamento costerebbe 500 milioni di euro e non porterebbe un impianto aggiuntivo. Se il sindaco di Piombino non fosse di Fratelli d’Italia – osserva Orlando – il tema del trasloco del rigassificatore non si porrebbe. In più a Vado Ligure si deve tener conto di un complicato equilibrio tra presenza turistica e industriale: questo ulteriore inserimento, che non porterebbe nessun beneficio agli utenti né ricadute occupazionali, rischierebbe di alterare una delicata armonia”.
“Il quadro di incertezza a livello globale e l’aumento dei costi dei trasporti – sottolinea l’ex ministro dem – impongono di ripensare all’opzione di un accorciamento delle catene produttive, il cosiddetto ‘reshoring’. In Liguria abbiamo le aree e la tradizione industriale ma, a differenza di altre realtà, la Regione non è dotata di uno strumento operativo dedicato. La mia idea è quella di trasformare Filse, la finanziaria della Regione, affinché svolta anche un ruolo di sostegno alla reindustrializzazione e di gestione delle crisi”.