Roma, 4 ott. (askanews) – Da anni sul calcio italiano suona l’allarme rosso. Crisi di risultati, pochi stadi di proprietà, vivai giovanili che non producono talenti. Tutto certificato da un indebitamento aggregato delle società di serie A, B e C di 5,6 miliardi di euro. Eppure il calcio professionistico è uno dei principali settori industriali italiani.
Al Senato, nella settima Commissione Cultura, è incardinato un progetto per ridisegnare il calcio italiano con una priorità assoluta: la sostenibilità dell’intero settore sul lungo termine. Ne abbiamo parlato con il relatore, il senatore di Fratelli d’Italia Paolo Marcheschi.
“Il Parlamento non può girarsi dall’altra parte quando c’è un problema di tenuta di sistema” dice Marcheschi. “Ci sono molte società che hanno deficit di bilancio molto importanti e ci sono anche delle competizioni internazionali che incominciano a drenare le risorse dei diritti televisivi. E’ chiaro che la torta del calcio si sta restringendo e il Parlamento sta cercando di trovare delle soluzioni per far aumentare i ricavi a un settore che dà importanti contributi fiscali e previdenziali allo Stato e genera anche 11 miliardi di euro di Pil”.
Per Marcheschi sono tre le priorità: “E’ necessario rifare gli stadi ovviamente visti non solo come luogo della partita del sabato e della domenica ma come strutture polifunzionali, in modo da permettere alle società di ottenere molti più ricavi rispetto alla sola vendita dei biglietti. Purtroppo i nostri stadi sono vecchi, sono quasi tutti di proprietà comunale, e poi ci sono normative che lasciano spesso i sindaci soli e con problematiche urbanistiche insuperabili. Serve quindi una cabina di regia con un piano di interesse nazionale anche in vista di Euro 2032 che vorremmo onorare al meglio”.
Seconda priorità sarebbe l’aumento dei ricavi facendo il tagliando ad alcune leggi che hanno fatto il loro tempo. Infine,”terzo e ultimo punto che trova un po’ più di comunanza di interesse anche tra le forze politiche è quello di investire sui vivai e sui giovani, facendo un Decreto crescita alla rovescia: invece di investire sugli stranieri che vengono a giocare in Italia, come è stato fatto in questi anni, occorre rendere più vantaggioso investire nei vivai in modo tale non solo da far crescere il numero dei ragazzi che giocano in Italia ma anche il numero dei selezionabili in modo da garantire rose più ampie ai Ct della nazionale, che, come si è visto ultimamente, non riescono a ottenere grandi risultati proprio perché vanno a pescare in un bacino molto limitato di giocatori”.
Marcheschi è fiducioso: “Il fatto che anche il ministro Abodi sia venuto in commissione e abbia dato ampia fiducia alla Commissione che si occupa della riforma del calcio è segno che c’è una volontà di fare una riforma più complessiva. Credo che le forze politiche che partecipano lo fanno tutte molto seriamente con una volontà costruttiva. Vedremo su cosa siamo d’accordo e se riusciamo a trasformarlo in una legge delega per il governo o se in un atto di indirizzo ma io sono ottimista”.