Roma, 3 ott. (askanews) – Il testa a testa tra Kamala Harris e Donald Trump nella corsa all’ultimo miglio per la Casa Bianca è stato al centro dell’incontro intitolato: “Neck and Neck in the Last Mile: The 2024 US Presidential Election”, organizzato dal CISE – Centro Italiano Studi Elettorali della Luiss.
Doug Rivers, Chief Scientist di YouGov e docente alla Stanford University ha spiegato come finora, la politica estera non abbia avuto un ruolo importante nella campagna presidenziale americana, ma la difficile situazione in Medio Oriente potrebbe far pendere la bilancia verso Trump: “La principale divisione tra gli elettori riguarda Ucraina e Israele. Gli elettori democratici sono piuttosto favorevoli all’Ucraina, così come alla permanenza nella NATO, e sono divisi tra Israele e Palestina. I repubblicani, d’altro canto, sono uniti nel loro sostegno a Israele e divisi nel loro sostegno all’Ucraina Le ultime evoluzioni in Medio Oriente portano all’incertezza e l’incertezza danneggia l’amministrazione in carica, di cui fa parte Kamala Harris. Quindi tutto ciò che porta a più caos è in realtà utile a Trump”.
Il professore della Stanford University David Brady parlando dei dati sugli stati chiave e sui profili degli elettori americani, ha sottolineato le principali differenze dell’elettorato americano: “Ci sono quattro grandi questioni sociali e demografiche nella politica americana: il divario di genere, le donne tendono a votare per i Democratici più degli uomini. La razza, le persone che non sono bianche tendono a essere più Democratiche. Il terzo è l’istruzione, e l’istruzione è un divario trumpiano, se hai un’istruzione superiore o inferiore, è più probabile che tu voti Trump. E l’ultimo è il reddito: più sei ricco più è probabile che voti repubblicano”.
Focus anche sull’uscente amministrazione Biden e sui temi più importanti di questa campagna elettorale come inflazione, aborto, immigrazione. L’incontro si è concluso con il dibattito fra il Premio Nobel per l’Economia Michael Spence, Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali, e Roberto D’Alimonte, professore di Sistemi elettorali dell’Ateneo intitolato a Guido Carli e considerato uno dei massimi esperti di elezioni, che ha auspicato una tenuta della democrazia americana nonostante il rischio di un esito all’ultimo voto e una vittoria sul filo di lana di Kamala Harris: “In uno scenario possibile Kamala Harris potrebbe vincere per un voto solo, un voto di un collegio elettorale, il voto tra l’altro di uno Stato repubblicano, una cosa di cui si parla poco, perché il Nebraska è uno Stato repubblicano, profondamente repubblicano, ma con una città democratica e il Nebraska è uno dei due Stati che assegna i seggi del collegio elettorale con un sistema che non è maggioritario come gli altri, quindi uno dei cinque seggi del Nebraska potrebbe molto probabilmente andare a Kamala Harris, quello della città di Omaha, e potrebbe essere il seggio decisivo”.