Coldiretti Puglia: da scarti potatura nuova energia green – askanews.it

Coldiretti Puglia: da scarti potatura nuova energia green

Riuso scarti agricoli per un nuovo modello energetico sostenibile
Set 30, 2024

Roma, 30 set. (askanews) – Energia da scarti agricoli come i residui di potatuta. E’ la proposta di Coldiretti Puglia per sostenere un nuovo modello energetico che parta dal riutilizzo degli scarti agricoli, visto che nella regione solo da oliveti e vigneti sono disponibili circa 1,2 milioni di tonnellate all’anno di residui di potatura, come si evince dal progetto Venere, portato avanti dalla OP Puglia Olive, Università Degli Studi Di Foggia, Agromnia, Impresa Verde Puglia, Oleificio cooperativo di Bitritto, Oleificio sociale di Cassano e Coldiretti Puglia, appena chiuso, che si è proposto di attivare una filiera produttiva in grado di generare energia rinnovabile da biomassa a partire dai residui di potatura delle colture arboree. Una energia destinata a coprire i consumi di un’industria agraria cooperativa: le stesse aziende agricole associate che forniscono la materia prima alimentare (olive) provvedono anche il combustibile utile per ricavare l’energia che, a sua volta, alimenta l’impianto di trasformazione agroalimentare (frantoio).

Secondo la Banca Dati Regionale delle Biomasse, infatti, solo considerando gli oliveti ed i vigneti sono disponibili circa 1,2 milioni di tonnellate all’anno di residui di potatura in Puglia, che possono riutilizzati a fine energetici. Ciò si tradurrebbe, in termini teorici, in una potenza d’installazione elettrica pari a 225 MW, ovvero 600 MW di potenza termica. Su scala regionale, questi numeri potrebbero contribuire non poco al processo di decarbonizzazione dell’economia regionale.

Si tratta di una forma di autoconsumo energetico destinato a ridurre drasticamente la dipendenza da approvvigionamenti esterni, facendo ricorso ad una forma di energia rinnovabile a bassissime emissioni di gas “serra”. Il settore direttamente interessato all’innovazione proposta è quello olivicolo-oleario. Altri settori agroindustriali (es. quello vitivinicolo) potrebbero esserne coinvolti su scala regionale a seguito di iniziative analoghe e traendo vantaggio dall’esperienza acquisita in questo progetto.