Milano, 27 set. (askanews) – “Ogni periodo storico ha delle parole che lo caratterizzano e oggi ‘sostenibilità’ è il termine più di moda ma la politica dovrebbe prestare attenzione non solo alla sostenibilità ambientale e sociale, ma anche a quella economica: urge intervenire con impatto diretto sul reddito degli agricoltori, andando oltre gli incentivi che supportano attività collaterali. È difficile reggere le logiche della Gdo, che utilizza come unica leva il minor prezzo, con scarsa sensibilità sui danni a carico dei settori vitivinicoli, cerealicoli, agrumicoli e in allevamento. Il lavoro svolto in campo è faticoso, la vendita non è abbastanza remunerativa”. A dirlo è Dino Taschetta, presidente di Colomba Bianca, una delle maggiori Cantine produttrici di vino biologico in Europa, che in Sicilia conta 2.480 soci viticoltori che operano su una superficie di seimila ettari, di cui ben 1.800 biologici.
Taschetta è intervenuto oggi al convegno dal titolo “Sostenibilità e innovazione nella filiera agroalimentare e della pesca”, organizzato dall’Associazione generale cooperative italiane (Agci) a Siracusa nell’ambito del G7 Agricoltura. “Tra i soci che perdono forza economica, c’è chi decide di estirpare e ritiene immorale mettere i giovani a rischio, senza un minimo di reddito sicuro e senza soci non si può mantenere una solida base per una produzione di successo” aggiunge il presidente, rimarcando che “quando un problema è complesso, non esistono soluzioni semplici: occorre un piano serio di programmazione di lungo termine, bisogna esaminare ciò che serve e intervenire su più fronti, qualitativi e quantitativi, per rendere la produzione davvero sostenibile. La Sicilia vanta alta qualità – conclude – ma le rese sono fra le più basse del mondo, competiamo con territori che hanno rese 7-8 volte superiori alle nostre”.
Ad avere un peso determinante sulla filiera è la crisi idrica. “Abbiamo ottenuto dal raccolto solo 40 quintali di uve per ogni ettaro, il 50% della consueta media, tanti vigneti a causa della siccità dovranno essere estirpati e non saranno più reimpiantati” racconta Taschetta, sottolineando che “non abbiamo perso solo la produzione ma in tanti casi anche il nostro patrimonio. La diga Trinità in provincia di Trapani intercetta le acque del fiume Delia: è stata costruita negli anni Cinquanta e potrebbe contenere 18 mln di metri cubi d’acqua – ricorda – e da anni attendiamo un collaudo: per l’irrigazione possiamo usarne solo poco più di 2 mln di litri, l’acqua si spreca e viene riversata a mare. Mentre l’Italia, con il Piano Mattei, investe sui Paesi del Nord Africa per esportare metodi produttivi – conclude – in Sicilia gli invasi non funzionano e perdiamo le nostre vigne”.