Milano, 27 set. (askanews) – Il cibo, i prodotti agroalimentari locali, i piatti tipici si confermano i vettori privilegiati per far crescere il turismo in Italia per 9 italiani su 10. Gli italiani, inoltre, conoscono sempre più (88%, ben +13% negli ultimi dieci anni) e hanno una buona considerazione (71%) del turismo sostenibile, poiché eticamente corretto e vicino alla natura. Anche per questo, alle strutture ricettive chiedono standard di sostenibilità sempre più elevati e, alle Istituzioni, maggiore impegno nel disciplinare le attività extra-alberghiere oltre a una più efficace promozione e tutela del cibo e dei prodotti made in Italy, indiscutibili attrattori turistici. Otto italiani su 10 ritengono utile, per ristoratori e produttori italiani, certificare l’autenticità di servizi e prodotti Made in Italy, soprattutto all’estero, a garanzia della tradizione agroalimentare e dell’origine veramente italiana. È questa la principale fotografia che emerge dal 14esimo Rapporto “Italiani, turismo sostenibile l’ecoturismo”, con focus sul Turismo delle radici, realizzato dalla Fondazione UniVerde e Noto Sondaggi, con report partner ITA0039 | 100% Italian Taste Certification by Asacert – Assessment & Certification, presentato questa mattina in occasione dell’evento “Piemonte EcoDigital” organizzato dalla stessa Fondazione insieme alla Rete EcoDigital in occasione della 45esima Giornata Mondiale del Turismo
“Le istituzioni devono concentrarsi sugli impatti che il fenomeno demografico dello spopolamento sta avendo nei piccoli borghi, nelle aree interne, rurali e di montagna. Dal Rapporto emerge infatti un sentimento diffuso a contrastare lo spopolamento dei luoghi delle radici familiari, a recuperare il legame emotivo e le tradizioni dove sono vissuti i propri antenati – commenta Alfonso Pecoraro Scanio, presidente Fondazione UniVerde, professore di turismo sostenibile ed ecoturismo presso le Università Milano-Bicocca, Roma-Tor Vergata e Napoli-Federico II -. Sono però necessarie misure di sostegno per i nuclei familiari residenti, per chi decide tornare e formare una famiglia, per lo sviluppo di attività imprenditoriali e di opportunità per i giovani, soprattutto in termini di sostenibilità. Non sorprende che la fascia d’età più interessata a frenare l’emigrazione e a valorizzare il patrimonio culturale identitario delle radici sia quella compresa tra i 18 e i 34 anni (67%) ma a patto che si prevedano misure come agevolazioni ed incentivi, una necessità avvertita maggiormente al Sud (70%) e sulle Isole (67%). Innovazione digitale e transizione ecologica (EcoDigital) sono tra i principali pilastri per potenziare nuove forme di residenzialità, anche tramite il volano dello smart working, per la rivitalizzazione dei piccoli centri”.