Bruxelles, 27 set. (askanews) – In Belgio, il Papa ha incontrato le vittime di violenze sessuali commesse da ecclesiastici, ma un’altra questione scuote da anni la Chiesa belga, le cosiddette adozioni forzate: bambini sottratti alle madri con la complicità delle suore.
È successo a Lieve Soens, adottata da una coppia belga subito dopo la sua nascita nel 1974 in una clinica di Dunkerque (Francia settentrionale). La donna, 50 anni, sta cercando di capire in quali condizioni la sua madre biologica, all’epoca adolescente, fu portata a Dunkerque da suore belghe provenienti da Lommel – a più di 200 chilometri di distanza – per dare alla luce una bambina che non avrebbe mai più rivisto.
“Sono arrabbiata? No, non con mia madre. Non ho nessuna rabbia nei suoi confronti. È più una tristezza e una specie di dolore. Ma verso la Chiesa, le suore, e anche verso Lommel e la clinica La Villette, c’è sicuramente rabbia. Ho nel mio archivio nomi di suore, questo è certo. Non è una cosa che ci inventiamo. Non sono l’unica. Ci sono diverse vittime. Perché non siamo state ascoltate, non lo so. Questo, davvero, non lo so”.
Debby Mattys è coordinatrice delle vittime di adozioni forzate: “Abbiamo la sensazione che la Chiesa non ci ascolti ancora bene. Tuttavia, continuiamo a trovare il modo di parlare, di collaborare con loro, perché il male è lì. Ogni giorno conta per ottenere i nostri dossier, per poter trovare le persone, per riunire i bambini separati con i loro genitori biologici”