Roma, 26 set. (askanews) – L’agricoltura può rappresentare davvero uno dei settori chiave del partenariato Italia-Africa, a partire dal Piano Mattei, sia sul fronte della cooperazione a sostegno della sicurezza alimentare che sul piano della formazione, nella sfida tecnologica dell’agritech. Lo dice il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, in occasione del Forum per l’Africa del G7 Agricoltura nell’isola di Ortigia.
Oggi il territorio africano, che “vale” il 65% del terreno arabile del mondo, viene utilizzato solo per il 10% e il valore aggiunto per lavoratore è pari a circa un quarto della media globale. Ma il potenziale produttivo del continente è enorme: la superficie coltivabile potrebbe crescere fino al 700% superando i 300 milioni di ettari.
“Ecco perché -spiega Fini- dobbiamo garantire l’accesso a quell’innovazione che noi diamo per assodata. I Paesi più sviluppati, in primis l’Italia, hanno tecnologie, ricerca, formazione, che vanno messe a disposizione e condivise in maniera strutturale. Solo lavorando insieme si può costruire un pianeta più equo e più giusto, permettendo all’Africa di uscire da un’agricoltura di sussistenza, coltivare di più e meglio e divenire centrale nella produzione di cibo per una popolazione mondiale in crescita”.
Secondo il presidente di Cia, insomma, “è indispensabile operare per creare attraverso l’attività agricola e la valorizzazione delle comunità rurali, una migliore condizione di vita in quei Paesi, considerando anche che circa il 60% della popolazione ha meno di 25 anni”.
D’altra parte, “proprio la tragedia dei migranti che si consuma nel Mediterraneo impone di trovare al più presto soluzioni durature, capaci di ricostruire un tessuto economico e sociale tale da scongiurare la fuga disperata di quelle popolazioni -aggiunge Fini-. Abbiamo il dovere di contribuire alla crescita del continente africano; di rafforzare, attraverso l’impostazione di nuovi e maggiori programmi di cooperazione agricola, una politica di sviluppo sostenibile tale da offrire, soprattutto ai giovani, una prospettiva”.