Roma, 26 set. (askanews) – Il Comitato referendario per l’abrogazione della legge sulla Autonomia differenziata ha consegnato in Corte di Cassazione, in piazza Cavour a Roma, le firme raccolte, oltre un milione e 300mila, per il quesito referendario contro la legge Calderoli. Presenti tutti i partiti dell’opposizione a cominciare dal Pd, con la segretaria Elly Schlein, Avs con Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, Italia viva con Maria Elena Boschi, + Europa, con il segretario Riccardo Magi, il M5s, con il presidente Giuseppe Conte. Presente anche il leader di Cgil, Maurizio Landini.
“Per noi si apre una fase che deve portare a votare 25 milioni di italiani. L’indicazione è precisa: 6 sì per la libertà, cambiando le leggi balorde che questo governo continua a fare”, ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini, a margine della consegna. In merito alla compattezza delle opposizioni, con il M5S che non ha firmato il quesito sulla cittadinanza, Landini ha sottolineato che “il punto non è contrapporre i referendum. Noi daremo l’indicazione per 6 sì. Ci rivolgiamo a tutti i cittadini, in ballo c’è la liberta di esistere. Queste leggi la stanno mettendo in discussione”.
Il presidente di M5s, Giuseppe Conte ha dichiarato: “Abbiamo consegnato le sottoscrizioni del referendum per l’autonomia differenziata, procediamo spediti. E’ un grande successo per quanto riguarda la raccolta delle firme. Abbiamo constatato che i cittadini sono molto sensibili nel contrastare questo progetto che frammenta l’Italia, impoverisce tutte le regioni, tutti i territori dal nord a sud, e riempie di burocrazie: ne avremo 21 e questo impoverisce tutta l’Italia”.
“Il lavoro ora sarà quello di tradurre il milione e trecentomila firme, in 24milioni + 1 di voti a
favore del referendum contro l’autonomia differenziata”, ha detto il presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, a margine della consegna delle firme alla Corte di
Cassazione. La legge Calderoli è “un risultato sbagliato di una riforma già in sé sbagliata del 2001 sul titolo quinto della Costituzione”, ha affermato. “Non si è tenuto conto assolutamente di tre profili importanti. Il primo: si ignora completamente la dimensione delle città, oggi il futuro è delle città, molto più che delle regioni. Si ignora completamente, come ha rilevato il sindaco di Milano,
con una segnalazione che io condivido pienamente, perché i problemi più grossi oggi li dobbiamo affrontare con riferimento al problema del tessuto urbano. Il secondo punto è di non aver
tenuto in alcun modo conto delle segnalazioni degli organismi della chiesa sul pericolo di una lesione molto forte del principio di solidarietà. L’Italia è una Repubblica, una, unita, solidale democratica e ispirata all’eguaglianza. Questi principi vengono messi in pericolo da una riforma che da un lato al vertice delegittima la figura del presidente della Repubblica, con il premierato forte, dall’altro alla base trasforma l’unità d’Italia in un arcipelago di piccole repubbliche, ciascuna delle
quali con i propri poteri con i propri obiettivi”, ha spiegato il presidente del Comitato promotore del referendum contro l’autonomia differenziata. “La terza cosa che non va, la più importante, è che non si è calcolato quanto costa un’operazione di questo genere. Perché si è impostato tutto il discorso su un rapporto pressoché esclusivo
tra il governo e la singola regione che chiede, non tenendo conto assolutamente di una valutazione globale che può essere fatta solo ed esclusivamente dal parlamento. E riducendo il compito di
un parlamento che già è stato svalutato, ad esempio con la riduzione del numero dei suoi componenti, ad un’ulteriore svalutazione perché finisce per essere una sorta di notaio che
prende atto e accetta in blocco o rifiuta in blocco quello che il contenuto di una intesa trattata a due, una specie di contratto, tra il governo e un singolo una singola regione”, ha concluso.
favore del referendum contro l’autonomia differenziata”, ha detto il presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, a margine della consegna delle firme alla Corte di
Cassazione. La legge Calderoli è “un risultato sbagliato di una riforma già in sé sbagliata del 2001 sul titolo quinto della Costituzione”, ha affermato. “Non si è tenuto conto assolutamente di tre profili importanti. Il primo: si ignora completamente la dimensione delle città, oggi il futuro è delle città, molto più che delle regioni. Si ignora completamente, come ha rilevato il sindaco di Milano,
con una segnalazione che io condivido pienamente, perché i problemi più grossi oggi li dobbiamo affrontare con riferimento al problema del tessuto urbano. Il secondo punto è di non aver
tenuto in alcun modo conto delle segnalazioni degli organismi della chiesa sul pericolo di una lesione molto forte del principio di solidarietà. L’Italia è una Repubblica, una, unita, solidale democratica e ispirata all’eguaglianza. Questi principi vengono messi in pericolo da una riforma che da un lato al vertice delegittima la figura del presidente della Repubblica, con il premierato forte, dall’altro alla base trasforma l’unità d’Italia in un arcipelago di piccole repubbliche, ciascuna delle
quali con i propri poteri con i propri obiettivi”, ha spiegato il presidente del Comitato promotore del referendum contro l’autonomia differenziata. “La terza cosa che non va, la più importante, è che non si è calcolato quanto costa un’operazione di questo genere. Perché si è impostato tutto il discorso su un rapporto pressoché esclusivo
tra il governo e la singola regione che chiede, non tenendo conto assolutamente di una valutazione globale che può essere fatta solo ed esclusivamente dal parlamento. E riducendo il compito di
un parlamento che già è stato svalutato, ad esempio con la riduzione del numero dei suoi componenti, ad un’ulteriore svalutazione perché finisce per essere una sorta di notaio che
prende atto e accetta in blocco o rifiuta in blocco quello che il contenuto di una intesa trattata a due, una specie di contratto, tra il governo e un singolo una singola regione”, ha concluso.