Roma, 25 set. (askanews) – Si è svolta in Senato la presentazione della petizione “Stop Smartphone e social sotto i 16 e 14 anni”. Oltre a Daniele Novara, sono intervenute la senatrice Simona Malpezzi (Pd) e l’onorevole Marianna Madia (Pd), la senatrice Lavinia Mennuni (Fdi), il senatore Carlo Calenda (Azione), la senatrice Elena Sironi (M5S), l’onorevole Filippo Scerra (M5S) e Andrea Cangini, direttore dell’Osservatorio Carta, Penna e Digitale.
In conclusione, Malpezzi ha proposto di continuare il percorso di collaborazione con una audizione in Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza.
“Il vento sta cambiando. Finalmente si stanno iniziando a prendere in considerazione le necessità dei bambini e delle bambine, e non le mode più o meno indotte. Benissimo continuare il percorso in Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza, aspettiamo le firme dell’appello da parte di chi si è detto favorevole”, commenta Daniele Novara, pedagogista e autore di best seller. “Ottima notizia che gli smartphone non entrino nelle aule, ma dobbiamo renderci conto che è improbabile bloccarli a scuola e lasciare che i nostri ragazzi e le nostre ragazze stiano attaccati a uno schermo per le restanti 16 ore”, aggiunge.
“È in questo quadro che ribadisco come la nostra proposta non sia proibizionista, come non lo è il divieto per i minori su alcol, tabacco e guida automobilistica”, ha affermato Novara.
“Il punto è evitare di attribuire ai genitori un ruolo poliziesco e dare loro un sostegno perché possano svolgere al meglio il loro ruolo educativo. Così come gli insegnanti. Le norme pubbliche non possono appartenere ai genitori, deve essere lo Stato a dotare tutti e tutte di una cornice normativa chiara dentro cui tutta la comunità educante può svolgere al meglio il suo ruolo”.
“Un genitore non può opporsi come un titano alle grandi multinazionali e non possiamo trasformare i figli in clienti aziendali. Diamo ai genitori e agli insegnanti uno strumento per educare all’uso delle tecnologie nel giusto modo e tempo. Non vogliamo eliminare gli smartphone, ma usarli al meglio e nelle età adeguate”.
“Gli smartphone sono arrivati con la promessa di abbattere le barriere e creare una grande comunità. Ora ci ritroviamo con una situazione ribaltata, nella quale i nostri ragazzi sono vittime di isolamento, di ansie, di incapacità relazionale”. Conclude Novara: “Saremo il primo Paese al mondo? Bene, saremo i primi a mettere i ragazzi e le ragazze in sicurezza, restituire ai genitori la possibilità di educare e permettere alle scuole di guidare gli alunni verso un giusto uso della tecnologia”.