Beirut, 25 set. (askanews) – Immagini dei servizi di soccorso libanesi a Maaysra. Il paesino 25 chilometri a nord da Beirut è stato colpito da un attacco israeliano; si tratta di un paese a maggioranza sciita in una zona per lo più cristiana. Secondo le autorità libanesi, i bombardamenti di Israele mercoledì hanno ucciso oltre 50 persone.
L’esercito israeliano ha confermato che sta conducendo attacchi su tutto il sud del Libano e la valle della Bekaa dopo che un missile balistico sparato da Hezbollah per la prima volta ha raggiunto Tel Aviv senza essere intercettato dalla contraerea.
A Beirut intanto il ministro della Salute Rifass Abiad ha ricevuto un aereo carico di aiuti dalla Turchia. I raid israeliani fra lunedì e martedì, ufficialmente contro le postazioni Hezbollah, avevano già ucciso almeno 558 libanesi, il giorno più sanguinoso nel paese dalla fine della guerra civile nel 1990. Sia l’ambasciatore turco in Libano presente in aeroporto, sia il ministro libanese hanno pronunciato parole durissime contro Israele.
Per l’ambasciatore, Ali Baris Ulusoy: “è molto inquietante questa aggressione israeliana non solo contro Gaza, contro la Palestina, ma contro il Libano e il resto della regione nel caos totale”.
Nella capitale Beirut la gente è traumatizzata, per la minaccia della guerra e per la situazione economica del paese, teme per la propria vita e non solo.
Abir Khater gestisce un negozio. “Certo che penso di andarmene, certo. In passato ho avuto molte opportunità e non l’ho fatto, ma ora se ci riesco voglio andarmene, almeno finché le cose non si calmano”.
Nina Rufayel è un’insegnante: “Non temo solo una grande guerra ma la totale scomparsa del Libano. Ho paura del domani. Se scoppia la guerra colpirà tutti senza distinzioni, ma poi che succederà? Chi ricostruirà, chi fornirà il cibo, chi fornirà l’istruzione?”