Milano, 19 set. (askanews) – “Ad oggi, a metà circa della vendemmia, la qualità dell’uva è ottima. Negli ultimi giorni, il calo delle temperature e il vento freddo hanno intensificato l’escursione termica tra il giorno e la notte, creando le condizioni ideali per garantire un’eccellente qualità dell’uva a bacca rossa, che è ancora in fase di raccolta”. Lo afferma Matteo Secchi, agronomo di Cavit, il Consorzio di secondo grado trentino che riunisce undici Cantine sociali del territorio, con oltre 5.250 viticoltori della provincia, che lavorano un’area pari a oltre il 60% dell’intera superficie vitata del Trentino. In questa regione la vendemmia aveva preso il via dopo Ferragosto nei vigneti più precoci delle zone di bassa collina con le uve Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco e Meunier per le basi spumanti.
“La chiave per garantire la salute e una qualità eccellente delle uve risiede in un approccio attentamente pianificato alla gestione dei nostri vigneti” prosegue Secchi, aggiungendo che “la parcellizzazione dei terreni ci permette di intervenire in modo capillare, assicurando cure precise e tempestive a ogni singola pianta”. “Le pratiche manuali, evitando pressioni eccessive, ci consentono di agire nei momenti cruciali, garantendo che ogni grappolo riceva l’attenzione necessaria” continua l’agronomo, sottolineando che “così, riusciamo a preservare la qualità delle uve, migliorando la resa finale e assicurando la produzione di vini di alto livello”.
L’instabilità climatica ha accentuato la necessità di un approccio flessibile e attento alla gestione del vigneto e alla vendemmia, mettendo in luce il valore dell’intervento umano e della conoscenza approfondita di un territorio composito e variegato come quello trentino, caratterizzato da vigneti suddivisi in piccoli appezzamenti, dove i soci Cavit gestiscono mediamente aree vitate di circa 1,2 ettari ciascuno. “Ogni fase della vendemmia richiede una cura meticolosa che solo mani esperte possono garantire: dalla ‘scacchiatura’, l’eliminazione dei germogli in soprannumero, alla ‘sfogliatura’, la pulitura delle foglie in eccesso dalle piante, fino alla raccolta dei grappoli d’uva” spiegano i tecnici di Cavit, mettendo in risalto che “questo approccio artigianale, tramandato di generazione in generazione, si adatta perfettamente alle dimensioni contenute dei vigneti e alle specificità del terreno, che non consentono la meccanizzazione”.
In sinergia con la competenza artigianale, il Consorzio ha implementato fin dal 2010 la Piattaforma integrata cartografica agriviticola (Pica), che offre un supporto tecnico essenziale per il monitoraggio e la gestione dei vigneti, in particolare in un’annate come quella del 2024, caratterizzata da un clima estremamente instabile e da una primavera molto piovosa. “Se strumenti innovativi come Pica sono cruciali per la comunicazione tempestiva e la precisione operativa, è la prontezza nell’agire direttamente sul campo insieme a fare la differenza” mette in luce Cavit, sottolineando che “in un’epoca in cui i cambiamenti climatici impongono nuove sfide, la manualità e l’abilità tecnica sono i pilastri su cui costruire un futuro sostenibile e di alta qualità per il settore vitivinicolo”.
Con un fatturato consolidato di oltre 267 mln di euro nell’esercizio 2022-2023, il Gruppo Cavit si posiziona tra i principali protagonisti del settore in Italia e sui mercati internazionali con una quota export che rappresenta il 76% dell’intera produzione, con un’ampia gamma di vini e spumanti nei canali Gdo e Horeca in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, in particolare, Cavit è il marchio di vino italiano più diffuso.