Roma, 19 set. (askanews) – La Germania è tornata “il malato d’Europa”, come si diceva alla fine degli anni ’90. L’economia tedesca appare “bloccata”, la crisi è strutturale. Il malcontento tra i tedeschi, legato all’inflazione, all’aumento di prezzi e a un’incertezza generalizzata, sembra spingerli tra le braccia di AfD, almeno nei Laender Orientali, dopo Turingia e Sassonia, è atteso un altro exploit dell’ultradestra in Brandeburgo domenica.
“C’è un malcontento congiunturale, legato all’andamento dell’economia e soprattutto dell’inflazione – ha spiegato ad askanews Beda Romano, scrittore e attuale corrispondente del Sole24ore da Bruxelles, aggiungendo – il secondo motivo, molto più strutturale, è che la Germania sta vivendo un momento di estrema difficoltà, dovuto al fatto che dopo decenni di un modello di successo, oggi sta affrontando una serie di grossi e gravi problemi”.
“Il problema che viene molto sentito nei Laender Orientali della Germania in questo momento è la parola transizione. Si discute di transizione climatica, di transizione digitale”, ha sottolineato ancora Romano.
Costa sta facendo il governo di Olaf Scholz per contrastare tutto ciò? Come è noto, nei primi anni 2000 il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder varò una serie di riforme, l’Agenda 2010, che permisero ai successivi governi di vivere di rendita, ma oggi?
“Cosa sta facendo Olaf Scholz sul fronte economico? Poco, francamente poco. In parte perché c’è sempre la tendenza per l’uomo politico di tentare di vivere di rendita, ma ho la sensazione che la rendita adesso si stia affievolendo. Scholz, al di là dei suoi meriti o demeriti personali, è obiettivamente alla guida di una coalizione molto in difficoltà (Spd, Verdi e Liberali). Peraltro ha anche in parte le mani legate per scelte prese dai cancellieri precedenti, in particolare da Angela Merkel, di limitare l’indebitamento e certo questo non aiuta”, ha ricordato Romano.
Altro aspetto è il “nuovo” rapporto con la Cina: “Vent’anni fa la Cina faceva concorrenza su circa il 25% della produzione tedesca, oggi siamo saliti al 40%. E non è una concorrenza banale quella cinese, perché molto spesso è una concorrenza sussidiata dallo Stato e crea non pochi problemi alle imprese tedesche”, ha spiegato Beda.
E poi pesa l’incertezza politica attuale, sia per la guerra russa in Ucraina, sia per la situazione americana:
“La Germania sente che il partner americano è diventato in parte più isolazionista, in parte più unilaterale nel suo atteggiamento in politica internazionale. Sono fattori che contano, perché per decenni la Germania ha potuto contare sull’ombrello americano, in campo militare e della sicurezza in generale”, ha affermato l’autore di “Germania questa sconosciuta” (2006) o di “Dal Baltico al Mar Nero. Viaggio alla scoperta dell’altra Europa” (2024).
“Oggi questo ombrello continua ad esistere, evidentemente, ma è diventato più incerto che in precedenza. Questo aspetto gioca, sia a livello economico, per gli investimenti delle società, ad esempio, ma gioca anche a livello personale ed elettorale perché crea nell’opinione pubblica tedesca quel sentimento di preoccupazione, direbbero loro di ‘Angst’, angoscia, che inevitabilmente ha un impatto sul modo in cui loro lavorano e votano”, ha concluso.