Trieste, 19 set. (askanews) – Grazie al voto compatto dei consiglieri di Centrodestra, il Consiglio regionale ha respinto la proposta di indire referendum abrogativi della legge Calderoli sull’autonomia differenziata, respingendo anche la mozione sullo stesso tema proposta dal Patto per l’Autonomia-Civica Fvg con prima firma del capogruppo Massimo Moretuzzo. Il Friuli Venezia Giulia non si aggiunge dunque alle cinque Regioni italiane(Campania, Puglia, Emilia-Romagna, Toscana e Sardegna) che si sono espresse a favore del referendum.
L’esito – scontato sul piano politico dopo l’analogo pronunciamento di qualche giorno fa da parte della V Commissione – è maturato al termine di un’articolata discussione moderata dal presidente Mauro Bordin, in cui molti consiglieri hanno fatto riferimento a precedenti pronunciamenti del campo politico avverso.
Antonio Calligaris, capogruppo della Lega e relatore di Maggioranza, ha ricordato ad esempio “che l’autonomia differenziata venne di fatto introdotta con la legge costituzionale 3 del 2001 voluta dal governo di Centrosinistra guidato da Amato”. E al governatore Fedriga che faceva riferimento “all’imbarazzo di alcuni esponenti di opposizione” rispetto a un referendum ritenuto contrario alle autonomie, Moretuzzo ha replicato che “anche la Lega nel 2001 votò contro la riforma costituzionale, non perché fosse un partito centralista ma perché non ne condivideva gli specifici contenuti”, e il capogruppo dem Diego Moretti ha ribadito “che si può essere regionalisti ma contro la legge Calderoli. Da noi in Fvg il no all’autonomia differenziata ha ragioni peculiari, diverse da quelle espresse in altri territori”.
Chi era favorevole ai referendum – e dunque contro la legge nazionale numero 86 – ha usato innanzitutto l’argomento del rischio che correrebbe l’autonomia speciale del Fvg. “È questa la nostra preoccupazione, condivisa anche da personalità di Centrodestra”, ha rimarcato Moretti. “C’è il rischio – ha ribadito Moretuzzo – che aumenti il fastidio verso le autonomie speciali”. “Saremmo ingenui – ha sottolineato il dem Francesco Russo – se pensassimo di non subire ripercussioni in Fvg”.
Un altro tema ricorrente tra gli esponenti di Opposizione è stato quello del potenziale attentato ai princìpi di uguaglianza e solidarietà tra le Regioni. “Questa legge lascia aperta la possibilità di servizi molto diversi nei vari territori”, ha protestato Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) che ha definito la legge 86 “ipocrita, irrazionale e pericolosa”, in linea con la collega del gruppo Misto Serena Pellegrino (Avs), convinta che “questa riforma potenzierà solo le ricche regioni ordinarie del nord: ogni Regione cercherà di far fuori quella vicina e i diritti dei cittadini del sud e del nord resteranno molto diversi”. “E se il modello è la regionalizzazione della Sanità come è stato fatto in Fvg, poveri cittadini…”, ha aggiunto la consigliera di Avs.
Altri esponenti del Centrosinistra hanno battuto il tasto della carenza di risorse: “Parlare di invarianza finanziaria è grave, così si cristallizzano le disuguaglianze” (Moretuzzo); “Non esiste riforma al mondo che si possa fare a costo zero” (Russo); “Sarà difficile trovare risorse, questa rischia di rimanere una legge-quadro inapplicata” (Francesco Martines del Pd).
A tutte queste obiezioni la Maggioranza ha risposto assicurando che “i benefici della legge potranno ricadere anche sulle Regioni ad autonomia speciale” (Calligaris); “che non si tratta di una minaccia alla nostra autonomia ma di una grande opportunità per ottenere competenze ancora maggiori” (Diego Bernardis di Fp); “che l’autonomia è nel nostro dna di consiglieri di una Regione speciale e dunque dovremmo essere tutti favorevoli” (Andrea Cabibbo, capogruppo di FI); “che la norma lascia libertà di scelta a ogni Regione, che potrà rivendicare o meno nuove competenze” (Markus Maurmair di FdI) e “che non si creerà un divario tra nord e sud ma tra classi dirigenti responsabili e meno responsabili” (Mauro Di Bert, capogruppo di Fedriga presidente).