Alzheimer, Lilly lancia campagna “Pensaci. Per non dimenticarlo” – askanews.it

Alzheimer, Lilly lancia campagna “Pensaci. Per non dimenticarlo”

Importante non sottovalutare i primi sintomi della malattia
Set 18, 2024
Roma, 18 set. (askanews) – In Italia sono circa 600mila le persone con malattia di Alzheimer, patologia neurodegenerativa debilitante che condiziona la loro vita e l’esistenza di circa 3 milioni di persone coinvolte nell’assistenza dei loro cari, con costi economici stimati in circa 15 miliardi l’anno. In attesa di trovare una cura, la diagnosi precoce si rivela indispensabile per poter rallentare la progressione della malattia. Sull’importanza di riconoscere e non trascurare i primi sintomi si incentra la campagna di sensibilizzazione “Pensaci. Per non dimenticarlo” lanciata da Lilly con il patrocinio di AIMA – Associazione italiana malattia di Alzheimer, SIN – Società italiana di Neurologia, e SINDEM – Associazione autonoma aderente alla SIN per le demenze. Al centro della campagna presentata a Roma in prossimità della Giornata mondiale dell’Alzheimer che si celebra il 21 settembre, un video che coniuga scienza ed emozioni.

“Noi siamo impegnati da 35 anni a fare ricerche e studi – dichiara ad askanews Elias Khalil, presidente e amministratore delegato Italy Hub Lilly – . Abbiamo avuto tanti fallimenti ma da ogni fallimento abbiamo trovato un modo per andare avanti, per imparare. E siamo felici oggi di poter portare nel futuro prossimo la speranza per i pazienti con i medici che possono rallentare la malattia. Ma queste medicine funzionano meglio con i pazienti nei primi stadi della malattia, per questo motivo abbiamo lanciato questa campagna ‘Pensaci. Per non dimenticarlo’ per trovare un modo di educare il pubblico sui vari stadi della malattia e dare modo ai pazienti di riconoscere i loro sintomi e chiedere aiuto”.

L’Alzheimer è una malattia subdola, che può progredire lentamente nell’arco di anni e i cui sintomi iniziali spesso vengono trascurati.

“La malattia di Alzheimer è una malattia che è correlata all’età, – dichiara ad askanews il presidente della Società Italiana di Neurologia (SIN) Alessandro Padovani – di fatto i sintomi che caratterizzano questa condizione sono prevalentemente i disturbi di memoria. Non solo, ci sono anche i disturbi che noi chiamiamo di cognitività sociale cioè la capacità di relazionarsi con gli altri, di essere in sintonia, l’empatia per esempio. Ecco quando i pazienti diventano un po’ più ritirati e nello stesso tempo cominciano a manifestarsi disturbi di memoria, quella è una fase che potrebbe permettere una diagnosi precoce. Perché una diagnosi precoce? Perché attraverso una iniziale diagnosi possiamo anche intervenire. Noi potremmo mettere in atto un controllo dei fattori di rischio – il fumo di sigaretta, l’alcol, l’alimentazione, l’attività fisica – ed eventualmente correggere alcuni fattori e tra questi fattoripossiamo inserire certamente fattori cardiovascolari, tra questi in particolar modo il diabete, la cosiddetta situazione di pre-diabete e gli stati infiammatori”.

La diagnosi precoce può fare dunque la differenza nella qualità di vita dei malati di Alzheimer.