Roma, 17 set. (askanews) – Sì alla Commissione europea da Fratelli d’Italia e, naturalmente, da Forza Italia, no dalla Lega. Questo il quadro del centrodestra italiano sul nuovo esecutivo comunitario che nell’arco di un mese e mezzo, salvo intoppi, dovrebbe presentarsi al Parlamento europeo per la ‘fiducia’. La nomina di Raffaele Fitto, con la vicepresidenza esecutiva e la responsabilità sulla Coesione, le riforme e il Pnrr (in coabitazione con Valdis Dombrovskis) soddisfa pienamente Giorgia Meloni: “Un riconoscimento importante che conferma il ritrovato ruolo centrale della nostra Nazione in ambito Ue. L’Italia torna finalmente protagonista in Europa”, ha scritto su X la premier. Quindi, secondo quanto spiegano fonti a Bruxelles, la pattuglia di Fratelli d’Italia non negherà il suo voto per far decollare la Commissione che vede all’interno un membro del partito. Ma questo, si precisa, non vuol dire un “ingresso in maggioranza”.
Come sempre a Bruxelles, infatti, viene fatta una distinzione tra il voto come Paese (dunque l’ok alla Commissione) e quello sui provvedimenti che via via saranno portati in esame. In quel caso la pattuglia di Fdi – all’opposizione con i conservatori di Ecr – farà una valutazione sui testi, con possibili maggioranze variabili come spesso accade a Strasburgo. Certo è che il ruolo assegnato a Fitto crea una diversa disponibilità di massima nei confronti di von der Leyen, che appena due mesi fa aveva avuto il voto contrario di Fdi.
Scontato il sì alla Commissione di Forza Italia – che fa parte del Ppe, il primo partito della maggioranza che regge la presidente tedesca – è la Lega che marcherà una differenza. Non sul voto a Fitto, che “ha il curriculum, le relazioni e le competenze per essere un buon commissario”, dice il capo delegazione Paolo Borchia; ma sulla Commissione al momento la Lega non ravvisa la “discontinuità” invocata: “A leggere i nomi dei commissari, la possibilità che possiamo votare a favore è molto, molto teorica… Non c’è la discontinuità rispetto agli ultimoi 5 anni che sarebbe necessaria”, dicono fonti leghiste all’Europarlamento. Anche perchè il caso Vannacci, sospeso da vice presidente del gruppo dei Patrioti, e l’intenzione del generale di dare vita a un suo movimento, non consentono ai leghisti posizioni più morbide verso la tanto contestata von der Leyen.
Ecco allora che il Carroccio punta a Bruxelles a condizionare le politiche comunitarie sui vari dossier, magari aggiungendo i propri voti sui provvedimenti più invisi ai Socialisti e provando a spaccare la maggioranza Ursula, a partire dal ripensamento del Green Deal: “La Lega non sarà prevenuta, valuteremo ogni provvedimento sul merito. Se si vorrà proseguire sulla stessa strada degli ultimi anni, noi continueremo a dire no. Se invece ci sarà voglia di dialogo, noi ci saremo”.