Roma, 17 set. (askanews) – Nel quadro di dinamiche attuali “siamo tutti in apprensione per il futuro dell’Europa. La mia preoccupazione” è che in assenza di un cambio di rotta “con il tempo diventeremo inesorabilmente meno prosperi e meno sicuri, e quindi meno liberi di scegliere il nostro destino”. Lo ha affermato l’ex presidente del consiglio italiano e della Bce, Mario Draghi intervenendo a Strasburgo, alla plenaria del Parlamento europeo, per una discussione sul suo rapporto sulla competitività.
“La scorsa settimana ho presentato questo rapporto alla presidente della Commissione. Il punto di partenza è che l’Europa sta fronteggiando un mondo che sta attraversando cambiamenti drammatici, il commercio rallenta e la geopolitica si sta frammentando, mentre l’innovazione tecnologica accelera”. Un mondo in cui gli equilibri consolidati vacillano, ha spiegato, mentre emergono vulnerabilità.
“Di tutte le maggiori economie l’Europa è la più esposta a questi cambiamenti. Perché siamo i più aperti – ha notato Draghi – il nostro rapporto commercio internazionale-Pil supera il 50%, rispetto al 37% della Cina e il 27% degli Stati Uniti”. Inoltre l’Ue dipende da pochi fornitori sulle materie prime critiche e dalle importazioni per molte tecnologie.
E nel frattempo “abbiamo i prezzi energetici più elevati. Le imprese devono sopportare prezzi di 2-3 volte più alti di quelli di Stati Uniti e Cina. Siamo gravemente in ritardo sulle nuove tecnologie. Sono 4 delle delle 50 maggiori imprese tecnologiche sono europee. E siamo i meno pronti a difenderci – ha aggiunto -: solo 10 Stati spendono almeno o più del 2% del Pil difesa, in linea con gli impegni con la Nato”.