Roma, 16 set. (askanews) – I cambiamenti climatici hanno un forte impatto anche su agricoltura e viticoltura. In Provenza, famosa per i suoi rosati freschi, estivi e profumati, i produttori sono preoccupati e cercano soluzioni alternative per preservare le caratteristiche dei loro vini. La difficoltà, spiega Adeline de Barry, viticoltrice di Taradeau, è fare in modo che i vini non risultino troppo dolci: “Il rischio è che i vini siano troppo alcolici e che manchino di note fruttate e sfumature, quindi dobbiamo essere molto attenti al modo in cui vendemmiamo. Bisogna vendemmiare esattamente al momento giusto, quando l’uva è pronta ma non troppo avanti, né troppo verde e allo stesso tempo con abbastanza frutto. Quindi bisogna essere sempre più precisi” dice.
Le temperature più elevate producono infatti una maggiore quantità di zucchero nell’uva, quindi una maggiore gradazione alcolica durante la vinificazione, ma il rosè è particolarmente apprezzato per la sua leggerezza, che va garantita.
L’aiuto viene anche dalla natura: si sperimenta in vigna piantando filari di alberi da frutto, arbusti e piante, oltre a ravanello daikon e semi di senape, che apportano oligoelementi e fanno in modo che le radici favoriscono la penetrazione dell’acqua nei periodi di siccità e caldo estremo; e allo stesso tempo si stanno testando nuove varietà di uva, incroci tra quelle tipiche dei rosè francesi della zona, come il Cinsault, e altre provenienti da regioni o paesi con climi particolarmente caldi, come la Sicilia, ad esempio con il Nero d’Avola, la Grecia e la Spagna.
Il disciplinare della della DOP Cotes de Provence autorizza questa sperimentazione: “Sono circa 200 le varietà che testiamo ogni anno per studiare i diversi parametri di questi vini – dice Gregori Lanza, responsabile del progetto enologico del Centro Rosé – innanzitutto i parametri aromatici, che saranno importanti per la produzione di un rosato provenzale, poi i parametri cromatici, tutto ciò che ha a che fare con il colore, perché anche il colore è importante. Poi ci sono i parametri di acidità e alcol, che sono minacciati dal riscaldamento globale. Quindi cercheremo varietà che producano vini meno ‘alcolici’, un po’ più acidi, per preservare la freschezza dei vini provenzali”.
Perché si tratta pur sempre di un’industria che vale tra 800 milioni e 1 miliardo di euro, a seconda dell’anno. E il 40% viene esportato.