Donne soffrono di più di dolore cronico, problema anche culturale – askanews.it

Donne soffrono di più di dolore cronico, problema anche culturale

Spesso non vengono credute, invece serve adeguata preso in carico
Set 16, 2024
Milano, 16 set. (askanews) – Tra mal di testa, dolori alla schiena e altri stati di sofferenza sono più di dieci milioni gli italiani che sono afflitti da dolore cronico e le donne rappresentano la maggioranza, circa sei milioni e mezzo, sebbene spesso non vengano ascoltate. A fotografare il fenomeno per la prima volta in Italia è stata l’Indagine europea sulla salute del 2019 e più di recente un’analisi della Fondazione Onda, con il supporto dell’azienda farmaceutica Sandoz, della quale si è parlato alla Triennale di Milano durante il festival Il Tempo delle Donne.

“Sicuramente – ha detto Nicoletta Orthmann, Direttrice Medico Scientifica di Fondazione Onda – è un problema più culturale, gli stereotipi. Il dolore fa parte del pacchetto donna, spesso la donna nella sua vita riproduttiva si confronta con il dolore, pensiamo ad esempio al dolore mestruale, e quindi il dolore ce l’hai e te lo tieni. No, il dolore può essere esso stesso una malattia e quando è una malattia deve essere adeguatamente preso in carico e afferito ai percorsi di diagnosi e cura specifici”.

La ricerca ha evidenziato anche un grave ritardo con il quale spesso la condizione invalidante viene riconosciuta, tanto che alla diagnosi di uno specialista si arriva a tre anni di distanza dalla comparsa dei sintomi.

“Il dolore – ha aggiunto Paolo Fedeli, Head of Corporate Affairs Sandoz – nasce innanzitutto come un aspetto di consapevolezza individuale, per definizione il dolore è un aspetto esperienziale, quindi chi ha dolore deve sapere rivolgersi il prima possibile a chi una soluzione vale una soluzione: può essere il medico di medicina generale, il medico specialista, l’importante è che questa associazione non tardi ad arrivare”.

Un tema di presa in carico del paziente con dolore cronico del quale dovrebbe prendere atto anche il sistema sanitario.

“Il primo gender gap che mi viene in mente – ha osservato Silvia Natoli, professore associato di Anestesiologia, Rianimazione, Terapia intensiva e del Dolore dell’Università di Pavia – è il fatto che non ci siano dei percorsi diversi per gli uomini e le donne nell’ambito del dolore cronico eppure sappiamo che ci sono delle patologie dolorose croniche che sono prevalentemente al femminile, una per tutte il dolore pelvico cronico, oltre alla più nota fibromialgia, quindi sarebbe opportuno iniziare ad avere questa differenza di presa in carico anche per studiare meglio quali sono le risposte terapeutiche diverse che al momento noi immaginiamo ma non sappiamo in maniera certa”.

Nel frattempo resta cruciale il tema della consapevolezza di cos’è il dolore cronico, che dura cioè da più di tre mesi o supera il mese dopo la guarigione dalla patologia che lo ha originato, e del fatto che non bisogna sottovalutarlo.