Yerevan (Armenia), 16 set. (askanews) – “Lo sviluppo del turismo del vino è molto importante per gli Stati emergenti come l’Armenia. Un aspetto significativo è che, in genere, l’esperienza enoturistica avviene in territori rurali e questo permette di creare posti di lavoro, di contrastare fenomeni di spopolamento e di creare imprese nelle comunità locali. Se dunque si ha una strategia di coesione territoriale e si vogliono creare opportunità nelle regioni meno sviluppate, investire nell’enoturismo è un’occasione per incrementare opportunità commerciali. In Armenia, ad esempio, sta creando sempre più imprese, persino i wine bar sono passati in pochi anni da uno a 15, e l’interesse crescente delle Cantine per questo settore sta dando slancio al Paese come destinazione turistica”. Lo ha spiegato ad askanews Sandra Carvao, direttrice Intelligence di mercato, politiche e competitività dell’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite, a margine dell’ottava Conferenza globale sul turismo del vino promossa dall’UNWTO a Yerevan, in Armenia.
Secondo Carvao, l’enoturismo verte su due segmenti: “Il primo è ovviamente quello degli esperti di vino che viaggiano per visitare specifiche Cantine o determinate regioni vinicole perché sanno quello che vogliono provare” dice, aggiungendo che “il secondo riguarda, invece, sempre più persone che vogliono semplicemente sperimentare la degustazione, che sono interessante all’esperienza del vino. E questo è un fenomeno in costante ascesa”.
Per la dirigente dell’UNWTO, la strategia da mettere in campo si basa su tre aspetti principali. “Innanzitutto, l’integrazione nel territorio delle Cantine e dell’esperienza enologica che propongono: non si può avere un’esperienza enologica in un’azienda avulsa dal suo territorio, il che significa anche cibo, gente, tradizione, ecc..” afferma, ricordando che “siccome le persone visitano più di una Cantina, è necessario avere un approccio olistico, d’insieme”. “Dato che l’esperienza va oltre la semplice degustazione del vino, il secondo aspetto riguarda lo sviluppo di sinergie con altri settori, come l’arte, la musica, la natura e il ‘turismo attivo’, attività che si sono moltiplicate grazie ai tanti eventi in programma” prosegue Carvao, mettendo in luce con askanews che “questo è anche il motivo per cui è importante che le aziende vinicole investano nella formazione all’ospitalità, al di là della classica narrazione su come viene fatto il vino. Infine – chiosa – c’è la componente digitale: è necessario investire nella raccolta di dati e nel marketing, sia per l’attività stretta di azienda vinicola, sia per quella turistica”.
Gli ostacoli più seri per lo sviluppo del turismo del vino che sono stati individuati dagli esperti che si sono confrontati alla conferenza di Yerevan, sono la competenza, il cambiamento climatico, il tema del coordinamento e quello di sapersi adattare alle esigenze dei clienti. “Secondo quanto è emerso nel corso dei lavori, è necessario attrarre e formare le persone che intendono operare in questo settore” afferma ad askanews la dirigente dell’UNWTO, aggiungendo che è opinione comune che “il cambiamento climatico avrà un impatto non solo sulla produzione di vino ma anche sulle esperienze in cantina”. “Il terzo punto che è emerso con forza è stato quello relativo al coordinamento dei diversi attori: le aziende vinicole, le destinazioni turistiche, i trasporti e tutti gli altri attori della catena del valore che devono essere collegati tra loro” prosegue, ricordando infine la necessità di “capire e anticipare le tendenze per essere pronti e saper rispondere alle diverse e mutevoli esigenze e richieste dei clienti”.