Sanità Lazio, medici famiglia: mancano infrastrutture in regione – askanews.it

Sanità Lazio, medici famiglia: mancano infrastrutture in regione

Anche se c’è surplus di medici di medicina generale
Set 13, 2024

Roma, 13 set. (askanews) – I medici di famiglia nel Lazio ci sono, ma mancano spazi e infrastrutture adeguate per esercitare la professione: vaccini contro Herpes Zoster o Papilloma Virus, esami diagnostici di primo livello per la presa in carico delle cronicità e dei pazienti fragili, percorsi terapeutici per chi ha il diabete o patologie cardiovascolari possono diventare operazioni quasi impossibili da realizzare, con i Medici di Medicina Generale relegati a mansioni burocratiche. Questo è l’allarme lanciato dalla Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) in vista del Congresso regionale del Lazio, in programma venerdì 13 e sabato 14 settembre presso l’Occidental Aran Park Hotel I recenti bollettini della Regione Lazio rilevano che a Roma non vi sono mancanze, ma, anzi, si registra un surplus di medici di famiglia, rispetto a quelle che sono le reali capacità di acquisire assistiti dopo il convenzionamento con il Sistema Sanitario Regionale. Possono emergere delle criticità temporanee, legate alle sostituzioni dei pensionamenti e eventuali transitorie mancanze di personale in alcuni comuni periferici regionali in via di assegnazione. Al momento, infatti, il rapporto è di un MMG ogni mille abitanti, mentre dal 2025 entrerà in vigore il rapporto di uno ogni 1200-1300, già applicato in altre regioni, come in Lombardia, diminuendo ulteriormente il fabbisogno. Ciò di cui invece c’è elevata necessità sono le infrastrutture a supporto della Medicina Generale: la mancanza di personale amministrativo e infermieristico, di strumenti diagnostici, di presidi di prevenzione primaria rischia di compromettere l’efficienza di un servizio essenziale. Ad oggi il carico di lavoro è in costante aumento, e vediamo dai dati del network di Health Search che i MMG abbiano mediamente nel Lazio più di 1500 visite annue con i propri assistiti rispetto a 10 anni fa.

“Nella Regione Lazio non sono stati recepiti gli ultimi accordi nazionali di settore e l’ultimo sostanziale accordo in ambito regionale risale al 2017- spiega Gianmarco Rea, Segretario SIMG Lazio e Medico di Medicina Generale a Latina – Questo implica una necessità di innovazione ed investimento da parte della Regione Lazio per recuperare il gap con altre realtà italiane. Manca poi una visione sulle reali necessità della Medicina Generale: gli obiettivi fissati con la missione 6 del PNRR sono molto importanti per un supporto e per integrare ospedale e territorio, ma la medicina territoriale non si deve limitare alla visione accentratrice delle case ed ospedali di comunità, difficilmente applicabile in realtà rurali e/o decentrate dai centri urbani. Un tassello fondamentale sono proprio i medici di famiglia, al pari delle farmacie territoriali, che però non vengono adeguatamente considerati tanto quanto quest’ultime”.

(SEGUE) Roma, 13 set. (askanews) – I problemi della Medicina Generale attingono a diverse sfere: anzitutto, c’è un problema di progressivo spopolamento della medicina territoriale dai grandi centri storici, legato a un costo poco sostenibile dai singoli medici per gli immobili nelle grandi città. Vi sono poi sempre più aggravi burocratici, legati magari ad un minor aggravio sulle aziende sanitari locali, che impediscono, in assenza di adeguato supporto, una piena concentrazione sull’attività prettamente medica da parte del medico di medicina generale. Infine, servono adeguati strumenti per prevenzione, diagnosi, cura. “I Medici di Medicina Generale devono essere aiutati nel potenziamento delle proprie strutture ambulatoriali e dotati di strumenti adeguati per fronteggiare le continue emergenze, come la perenne stagione di malanni respiratori tra Covid ed influenza. – sottolinea Gianmarco Rea – Per gli spazi, auspichiamo che possa proseguire l’iter e la proposta di ENPAM e del Presidente Oliveti per l’acquisizione di locali idonei per i nostri servizi. Ribadisco la necessità poi di personale infermieristico e amministrativo, quest’ultimi fondamentali tanto quanto i primi: bisogna incentivare chi assume, sia come manovra di welfare pubblico, sia come potenziamento dell’offerta sanitaria territoriale, in modo tale che la medicina generale possa moltiplicare le sue funzioni.