La Corte di giustizia Ue conferma: multa a Google da 2,4 mld e Apple deve restituire agevolazioni “illegali” – askanews.it

La Corte di giustizia Ue conferma: multa a Google da 2,4 mld e Apple deve restituire agevolazioni “illegali”

  Vestager: grande vittoria per i cittadini europei e per la giustizia fiscale. La replica delle due società
Set 10, 2024
 

Roma, 10 set. (askanews) – La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha stabilito che i vantaggi fiscali accordati ad Apple dall’Irlanda andranno restituiti e ha confermato la maxi multa del 2017 comminata a Google. La Corte Ue ha, infatti, respinto i ricorsi delle due società. “Quella di oggi è una grande vittoria per i cittadini europei e per la giustizia fiscale. Ed è una vittoria per la Commissione”, ha affermato la vicepresidente della Commissione, Margrethe Vestager durante una conferenza stampa convocata per illustrare le decisioni della Corte di Giustizia Ue.

In particolare, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha annullato una sentenza del Tribunale Ue, che aveva a sua volta annullato una decisione dell’Antitrust europeo sulle agevolazioni fiscali ottenute da Apple tra l’inizio degli anni 90 e la metà del decennio passato. Sulla base di questa decisione ora l’Irlanda dovrà recuperare gli aiuti che erano stati elargiti al gruppo ed Apple dovra restituire 13 miliardi di euro. Con un comunicato, la Corte di giustizia ricorda che nel 2016 la commissione europea aveva deciso che alcune società appartenenti al gruppo Apple avevano beneficiato, dal 1991 al 2014, di vantaggi fiscali costitutivi di un aiuto di Stato concesso dall’Irlanda. Tale aiuto, si legge, riguardava il trattamento fiscale degli utili generati da attività della Apple al di fuori degli Stati Uniti. Nel 2020 il Tribunale ha annullato la decisione adottata dalla Commissione, ritenendo che quest’ultima non avesse sufficientemente dimostrato l’esistenza di un vantaggio selettivo a favore di tali società. Nel pronunciarsi sull’impugnazione, la Corte ha annullato la sentenza del Tribunale e statuito definitivamente sulla controversia, confermando al contrario la decisione della Commissione.

“Questo caso non ha mai riguardato la quantità di tasse che paghiamo, ma lo Stato a cui siamo tenuti a pagarle. Paghiamo sempre tutte le tasse che dobbiamo ovunque operiamo e non c’è mai stato un accordo speciale”, ha commentato Apple la sentenza della Corte di Giustizia Ue. “Apple – prosegue il gruppo, che ora dovra restituire 13 miliardi di euro – è orgogliosa di essere un motore di crescita e innovazione in Europa e nel mondo e di essere sempre uno dei maggiori contribuenti al mondo. La Commissione europea sta cercando di cambiare retroattivamente le regole, ignorando che, come previsto dal diritto tributario internazionale, il nostro reddito era già soggetto a imposte negli Stati Uniti. Siamo delusi dalla decisione odierna – si legge – poiché in precedenza la Corte di Giustizia aveva riesaminato i fatti e annullato categoricamente il caso”. Apple ricorda che nel periodo in esame aveva dovuto pagare al fisco Usa circa 20 miliardi di euro in tasse, sugli stessi utili messi nel mirino dalla decisione della Commissione Ue.

La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha anche respinto il ricorso che era stato presentato dal gruppo Alphabet Google contro una maximulta da 2,4 miliardi, inflitta dall’Antitrust europeo nel 2017 per abuso di posizione dominante. Con un comunicato, la Corte Ue ha spiegato di aver così confermato l’ammenda inflitta a Google per aver abusato della propria posizione dominante favorendo il proprio servizio di comparazione di prodotti.

Nel 2017 la Commissione aveva inflitto un’ammenda di circa 2,4 miliardi di euro a Google per aver abusato della sua posizione dominante su vari mercati nazionali della ricerca su Internet favorendo il proprio servizio di comparazione di prodotti rispetto a quello dei suoi concorrenti. Poiché il Tribunale ha, in sostanza, confermato tale decisione e mantenuto l’ammenda di cui sopra, Google e Alphabet hanno proposto un’impugnazione dinanzi alla Corte, che è stata respinta da quest’ultima, si legge, confermando così la sentenza del Tribunale. “Siamo delusi dalla decisione della Corte”, ha commentato un portavoce di Google, sottolineando: “Questa sentenza si riferisce a un insieme di fatti molto specifico. Abbiamo apportato modifiche nel 2017 per conformarci alla decisione della Commissione europea e il nostro approccio ha funzionato con successo per oltre sette anni, generando miliardi di clic per oltre 800 servizi di comparazione prezzi”.