Roma, 10 set. (askanews) – Con l’inflazione che continua a moderarsi e la crescita economica in rallentamento, nell’eurozona sembrano esserci le condizioni per sbloccare un nuovo taglio dei tassi di interesse di riferimento da parte della Bce. Domani e giovedì mattina torna a riunirsi il Consiglio direttivo dell’istituzione monetaria. Le decisioni operative verranno comunicate alle 14 e 15 di giovedì e, mezz’ora dopo, la presidente Christine Lagarde terrà la consueta conferenza stampa esplicativa.
L’attesa prevalente tra analisti e osservatori è che dopo la pausa di luglio la Bce proceda a un nuovo ritocco al ribasso dei tassi, come quello operato a giugno, il primo da molti anni a questa parte. Per l’imminente decisione e soprattutto per le prospettive future un elemento rilevante sarà rappresentato dall’aggiornamento delle previsioni su crescita economica e inflazione, che l’istituzione pubblicherà contestualmente al comunicato sui tassi.
Gli analisti di Ing si attendono limature alle stime di crescita – tre mesi fa indicate al più 0,9% per quest’anno, 1,4% sul prossimo e 1,6% sul 2026 – e una sostanziale conferma di quelle di inflazione: 2,5% quest’anno, 2,2% nel 2025 e 1,9% nel 2026 (sotto l’obiettivo formale della Bce del 2%).
Va poi ricordato che in base alla revisione del quadro operativo (operational framework) decisa lo scorso marzo, dal 18 settembre si ridurrà il “corridoio dei tassi”. Un elemento tecnico rappresentato dal differenziale tra i vari indicatori ufficiali stabiliti dalla Bce.
Da quando l’istituzione ha cominciato, dopo la crisi finanziaria del 2008-2009, a effettuare massicce immissioni di liquidità supplementari nel sistema, di fatto il tasso di riferimento è via via diventato sempre più quello sui depositi (Drf, attualmente al 3,75%) che le banche commerciali parcheggiano presso la stessa Bce, laddove in precedenza il tasso chiave era quello sulle principali operazioni di rifinanziamento (Mro, 4,25%). Un terzo tasso riguarda le operazioni marginali (Mlf, 4,50%).
In passato, prima della crisi dello scorso decennio, il corridoio dei tassi era stato piuttosto ampio (circa 200 punti base), attualmente è limitato a 75 punti base e dal 18 settembre verrà ulteriormente ridotto limitando il differenziale tra tasso sui depositi e tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento a 15 punti base (rispetto agli attuali 50) e mantenendo quello tra operazioni marginali e operazioni principali a 25 punti base.
L’auspicio della Bce è che il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento riguadagni rilevanza, lentamente e nel corso degli anni però, data la persistenza delle liquidità in eccesso. Nella decisione presa a marzo, la Bce ha ribadito che intende continuare “a indirizzare l’orientamento della politica monetaria adeguando il tasso sui depositi”. Se quest’ultimo verrà tagliato di 25 punti base, per aggiustarsi al nuovo quadro operativo il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento dovrà essere ridotto di 60 punti base rispetto ai livelli attuali.
Non si può quindi escludere che per far combaciare questo nuovo quadro operativo con le decisioni che verranno assunte giovedì, le riduzioni risultino differenziate tra i vari indicatori, con il termine di decorrenza fissato proprio per il 18 settembre.
Un altro elemento che pragmaticamente verrà tenuto presente dai banchieri centrali Ue, è anche il fatto che la prossima settimana successiva – proprio del giorno in cui entrerà in vigore il nuovo quadro operativo Bce – si terrà il direttorio della dalla Federal Reserve (il Fomc), la Banca centrale degli Stati Uniti. Anche qui è atteso un primo taglio dei tassi di riferimento sul dollaro, la cui entità resta poco chiara.
Nell’esaltato clima da campagna elettorale per le presidenziali, si sono viste non poche pressioni mediatiche sulla banca centrale Usa affinché operi un taglio aggressivo. Tuttavia diversi osservatori ritengono che l’istituzione eviterà di farsi tirare dalla giacca e si limiterà, sempre che riduca i tassi, a un classico taglio da 25 punti base.
Dalla Bce “ci aspettiamo un taglio di 25 punti percentuali del tasso di deposito questa settimana, seguito da un altro a dicembre. I rischi sono orientati verso un ulteriore allentamento nei prossimi mesi”, sostiene Nadia Gharbi, economista di Pictet Wealth Management. “L’indebolimento delle prospettive di crescita degli Stati Uniti e del mondo e un taglio della Fed superiore alle attese potrebbero aumentare la pressione sulla Bce – avverte – affinché faccia di più di quanto attualmente previsto”.
Su questa base sono attese ulteriori riduzioni dei costi sui nuovi mutui, così come sulle rate dei mutui a tasso variabile. Una dinamica che in Italia sta proseguendo lentamente, ma assieme a una continua contrazione dei prestiti bancari: meno 1,6% su base annua a luglio, secondo l’ultima statistica della Banca d’Italia, un calo analogo al mese precedente.
La debolezza del credito bancario riflette la forte stretta su tassi e nuove liquidità precedentemente operata dalla Bce in risposta alla impennata inflazionistica. Sempre in Italia, a luglio la contrazione dei prestiti alle famiglie si è smorzata al meno 0,6 per cento sui dodici mesi, mentre il calo del credito alle società non finanziarie si è accentuato al meno 3,9 per cento.
I tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (Tasso Annuale Effettivo Globale, Taeg) si sono collocati al 3,94 per cento, dal 4,02 di giugno. Il tasso sulle nuove erogazioni di credito al consumo è invece salito al 10,51 per cento, dal 10,29 nel mese precedente. Infine, i tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono stati pari al 5,27 per cento, praticamente analoghi al 5,26 nel mese precedente. (di Roberto Vozzi).