Roma, 8 set. (askanews) – La prospettiva di una scissione del M5s, in cui il fondatore Beppe Grillo se ne va, “è una prospettiva a cui noi non abbiamo mai pensato, neppure immaginato, e che mi sorprenderebbe tanto perché sarebbe la massima contraddizione” per il Movimento: “Nel momento in cui, rispetto al passato, quando c’erano dei quesiti decisi dall’alto e offerti alla votazione online, oggi che invece i quesiti nascono dal basso, discussi, approfonditi, istruiti e portati in votazione, noi dovremmo perdere il garante? Che logica è? Vorrebbe dire allora che in tutta l’architettura c’era qualcosa che non andava”. Intervistato alla festa del Fatto Quotidiano, il presidente del M5s Giuseppe Conte spiega così le ragioni di fondo che lo spingono a continuare sulla strada del processo costituente del M5s, che rischia, per via della contrarietà di Grillo a cambiare nome, simbolo e regola del doppio mandato, di portare a una spaccatura del Movimento.
Per Conte non è una questione ‘Grillo versus Conte’ ma una questione ‘Grillo versus comunità del M5s’, una “comunità che” attraverso il processo costituente, “vuole discutere legittimamente perché c’è un principio politico e giuridico” inderogabile: “Io non accetterò mai – ha sottolineato il presidente del M5s – di vivere in una comunità in cui c’è un soggetto sopraelevato rispetto alla comunità stessa, perché è un principio antidemocratico. Quindi se passa questo principio, e non vedo come possa passare, io non potrei esserci perché tutta la mia vita di giurista e di politico non può accettare che ci sia una sopraelevazione di un soggetto rispetto alla comunità stessa degli iscritti”.
“Oggi – ha detto Conte riferendosi al suo partito – c’è una ricetta che non funziona più. Il modo migliore per interpretare i principi e i valori del Movimento è attualizzarli” ed è stato deciso di farlo lanciando “un processo costituente costruito sulla effettiva partecipazione di iscritti e simpatizzanti dal basso”, una cosa mai fatta “in nessun partito politico in Italia e in Europa. Ora – ha spiegato Conte – si è conclusa la prima fase con oltre 22mila contributi” e allora “quello che mi ha sorpreso di tutta questa vicenda è che chi ha lanciato l’idea della democrazia del basso, del coinvolgimento dei cittadini, adesso che si realizza un vero processo di effettiva partecipazione dei cittadini, che decideranno quali sono le priorità”, Grillo dice che su certe cose non si può discutere? “Oggi – ha sottolineato Conte – c’è una discussione generale fatta da tutti e si discute se bisogna cambiare qualcosa o se non bisogna cambiare nulla ma nessuno può dire ‘discutiamo di questo e non di quest’altro’, perché è un atteggiamento sbagliato. Sentiamo prima se c’è un’esigenza. Se alla fine del processo si dirà che il simbolo non si cambia a me va benissimo, ma una comunità di iscritti è sovrana”. Per paradosso “potrebbe anche decidere di dichiarare l’estinzione del M5s, ma non ci può essere qualcuno sopra alla comunità di iscritti, la comunità può decidere tutto”.
Insomma, una visione inconciliabile. Che sembra preludere proprio a quella spaccatura mai immaginata. Tanto che, ha ammesso Conte, “purtroppo” con Grillo “dopo queste uscite non ci siamo più sentiti, non mi ha più chiamato, evidentemente deve andare così”.