Sogni, paure, Pop e anni 80: a Venezia i colori di Angelo Accardi – askanews.it

Sogni, paure, Pop e anni 80: a Venezia i colori di Angelo Accardi

A Palazzo Donà dalle Rose la mostra “Icarus’ Dream”
Set 7, 2024
Venezia, 7 set. (askanews) – Colori, luci, volti celebri, anelito di libertà e timore del controllo, irriverenza e senso della storia dell’arte. Sono molte le sensazioni che si provano entrando a Palazzo Donà dalle Rose a Venezia, dove è allestita la mostra “Icarus’ Dream” dell’artista pop surrealista campano Angelo Accardi. Un viaggio con molte stratificazioni dentro il nostro tempo.

“La suggestione di un palazzo storico, uno dei più antichi di Venezia, con questa atmosfera un po’ polverosa e quasi sacrale – ha spiegato ad askanews il curatore della mostra, Nino Florenzano – era bello sconvolgerla con un’esplosione di colori e di effetti vintage che arrivano proprio dagli anni Ottanta. Questa è una sorta di autobiografia sentimentale di Angelo Accardi che in quegli anni ha maturato l’idea di diventare un artista internazionale”.

I grandi dipinti e le sculture, in un contesto di allestimento che gioca con le stesse opere e ne è parte integrante, si fondono in una sorta di unica installazione, che comunque non rinuncia a dialogare con il passato classico.

“L’operazione di Accardi – ha aggiunto il curatore – è stata proprio quella di accostare al mondo popolare dei fumetti e della cultura pop dei riferimenti alti: lui non ha mai rinnegato la tradizione rinascimentale italiana, tanto che utilizza ancora una tecnica pittorica che non è mutata nel tempo”.

Tra ritratti di Armani o Berlusconi, citazioni di Hieronymus Bosch o Van Eyck, e figure del mondo dei Muppet Show, la mostra è una sorta di vertigine sociale e privata, nella quale la dimensione di gioco, se si guarda meglio, diventa molto seria: per esempio i post-it che compaiono di continuo nei dipinti di Accardi sembrano precursori della società ormai sempre più fondata sui brevi messaggi di testo. E poi ci sono gli struzzi.

“Il simbolo dello struzzo – ha concluso Florenzano – è comparso per la prima volta nei suoi quadri una quindicina di anni fa, ed era il tentativo di dare forma a un sentimento che era molto diffuso nelle società, per dirlo con Bauman, liquide, ossia di pericolo imminente. Dare una forma a una paura è un po’ un modo per controllarla”.

Gli struzzi di Accardi sono anche simbolo della volontà di non smettere di sognare, seppure in condizioni difficili. Così come difficile è spesso la condizione di chi non è profeta in patria, tema a cui è dedicato il padiglione del Camerun alla Biennale Arte, ospitato proprio a Palazzo Donà dalle Rose e di cui Accardi è uno degli artisti selezionati.