Roma, 6 set. (askanews) – Da un lato la critica a chi (i sovranisti?) critica le scelte dell’Unione europea che vengono fatte proprio dai “protagonisti”, ossia dagli esecutivi che ne fanno parte. Dall’altro la rivendicazione della serietà del nostro paese nell’onorare i debiti assunti a fronte di criteri di valutazione da parte dei mercati “quantomeno opinabili” che ci penalizzano sul lato degli interessi. Sono i due punti salienti dell’intervento di Sergio Mattarella al Forum Ambrosetti di Cernobbio con un collegamento in videoconferenza dal Quirinale, una riflessione ampia sul significato dell’Europa e sul suo ruolo nel futuro.
Per il capo dello Stato è indubbiamente l’Europa l’ambito in cui possiamo svolgere un ruolo nel contesto globale e cercare di esprimere le nostre aspirazioni, perciò non può condividere “le critiche rivolte al progetto europeo che lo vogliono, di volta in volta, come una mera ‘utopia consolatoria’, frutto delle sofferenze della Seconda guerra mondiale, oppure lo definiscono talvolta come espressione del modello di sviluppo proprio alla globalizzazione capitalistica internazionale”. Nel dibatitto contemporaneo si oscilla tra chi vede l’Unione “come un vincolo, talora soffocante” e chi invece la vede “come un’opportunità in un mondo – i Brics insegnano – fatto sempre più di giganti”.
E’ ai critici che il Presidente si rivolge ricordando loro “due aspetti: anzitutto l’Unione europea è caratterizzata dalla partecipazione diretta dei popoli alle decisioni; inoltre, le scelte che, talvolta, sono oggetto di polemiche a livello locale – sconcertanti quando derivano da protagonisti che han preso parte a questi passaggi – sono il frutto non di normative imposte da oscuri poteri, bensì sono concordate in sede comunitaria tra i governi nazionali, la Commissione, il Parlamento Europeo, con procedimenti partecipati e trasparenti. Va detto piuttosto che l’Europa è incompiuta, è un progetto in divenire”.
Mattarella obietta anche a chi parla di “vincolo esterno” che imporrebbe “di subire scelte che sarebbero rivolte contro l’interesse nazionale. Anche se è singolare – osserva – pensare a Governi che, scientemente, approvino regole le cui conseguenze tradirebbero l’interesse della popolazione che ha affidato loro il mandato di governare”. Insomma il capo dello Stato invita gli esecutivi ad assumersi in pieno le loro responsabilità perchè le decisioni che riguardano l’Unione vengono prese proprio da loro, “dai protagonisti”. E da qui una domanda provocatoria e pertinente alla luce delle prossime scadenze economiche che riguardano il nostro paese: il vincolo deriva dalle regole o dal debito per quei paesi che sono particolarmente indebitati?
Su questo punto Mattarella ha da sollevare qualche obiezione, o per meglio dire una “riflessione” proprio sul debito pubblico, un tema che non è solo finanziario ma riguarda anche “le politiche che assicurano l’esercizio dei diritti dei cittadini e la loro eguaglianza”. E dunque l’Italia. E’ vero abbiamo un debito molto alto: la somma di quello di Francia e Germania, ma questo è dovuto, spiega, al “diverso tasso di interesse. Eppure l’Italia – avverte il capo dello Stato – è un debitore onorabile, con una storia trentennale di avanzi statali primari annui, con un debito pubblico cresciuto in larga misura, dal 1992, principalmente a causa proprio degli interessi”. Ne discende che “il termometro della percezione dei mercati sull’affidabilità di un Paese può rivelarsi quanto meno opinabile” se si tiene conto che “il mercato dei titoli pubblici trascura temi come il rapporto debito pubblico-ricchezza finanziaria netta delle famiglie”, che notoriamente vede l’Italia in una posizione di forza.
Ma per non essere frainteso Mattarella avverte: “Attenzione, il mio non è un invito a trascurare il debito: sono pienamente consapevole dell’esigenza ineludibile di abbatterlo. Si tratta di un invito a procedere su una strada che assuma i fondamentali dell’economia come criterio e un invito a completare l’edificio finanziario europeo in maniera più rassicurante per tutti, ponendovi mano sollecitamente”. Questi sono alcuni dei capitoli: “ruolo internazionale e gestione degli aggregati finanziari, di ciò che può essere l’Europa”. In conclusione un auspicio e un ammonimento: “Non bisogna avere paura delle riforme, di guardare avanti, di immaginare un’Europa sempre più perfezionata e sempre più inclusiva di quei popoli, come quelli dei Balcani occidentali, che aspirano da tempo di partecipare a questa avventura”. E’ necessario guardare al futuro e non al passato, dice Mattarella invitando la società civile a combattere quelle “spinte che immaginano, senza motivo, un futuro frutto di nostalgie di un passato che ci ha riservato, invece, spesso, tragedie”.
La storia dell’integrazione europea dimostra che “libertà, giustizia sociale, aspirazione alla pace, esprime valori destinati a prevalere sui disvalori dell’egoismo, della contrapposizione, del razzismo, della violenza, dell’odio, della guerra. Con fermezza, con determinazione, proseguiamo su questa strada”.