Mantova, 6 set. (askanews) – Emmanuel Carrère è uno dei grandi nomi della letteratura contemporanea ed è stato il primo grande autore internazionale a salire sul palco di Festivaletteratura 2024 a Mantova. Lo scrittore francese è venuto a parlare di un suo vecchio saggio ripubblicato in Italia da Adelphi, che parla di “Ucronia”, ossia il genere letterario che immagina mondi alternativi, nei quali il presente è stato profondamente modificato.
“È vero che questa forma di saggio quasi accademico non l’ho più usata negli anni successivi – ci ha detto Carrère – ma mi piace pensare che anche la mia saggistica abbia sempre una qualche forma di pulsione narrativa, anche quando è scritta come un saggio”.
Presenti e futuri alternativi, storie che immaginano il nostro mondo in modi storicamente diversi, possibilità che si realizzano e altre che non si realizzeranno mai. Carrère si muove, pienamente a proprio agio, in questi meandri letterari. “Tutto ciò che esiste – ha aggiunto lo scrittore – è circondato da migliaia e migliaia di storie che l’opportunità di esistere non l’hanno avuta. Una cosa vera è che ciò che è iniziato molti anni fa come una specie di gioco intellettuale si è trovato ad avere una strana attualità, perché oggi siamo di fatto circondati da verità alternative, pensiamo al nostro amico Donald Trump, che ha negato ufficialmente la realtà dei fatti: l’ucronia è ancora con noi”.
E se in una realtà alterativa tipica delle ucronie Emmanuel Carrère non fosse uno scrittore, gli abbiamo chiesto, che personaggio sarebbe? “Ci penso spesso – ha risposto ad askanews – e credo che mi piacerebbe avere un vero lavoro, un lavoro con una utilità sociale, per esempio un medico”.
Tra i mestieri che lo scrittore ha effettivamente fatto c’è anche quello del giornalista, che lui dice non è in nessun modo inferiore alla letteratura. “Per me è stata una grande fortuna poter fare questo lavoro – ha concluso Emmanuel Carrère – e non ho mia smesso di fare anche giornalismo. È un mezzo prezioso per andare verso l’esterno, fuori dalla mia zona di comfort, per andare a incontrare molte persone che altrimenti non avrei mai potuto conoscere. Il giornalismo mi ha detto: prendi e vai”.