Milano, 29 ago. (askanews) – Un “piano pluriennale di interventi strutturali ed adeguate misure preventive di protezione civile”. È quanto chiede il presidente della Fondazione Centro studi del Consiglio Nazionale dei Geologi, Lorenzo Benedetto, che nella giornata di ieri ha effettuato un sopralluogo nei luoghi interessati dall’alluvione, alla frazione Talanico del Comune di San Felice a Cancello. Il nubifragio verificatosi nella zona, nel pomeriggio del 27 agosto, ha fatto registrare precipitazioni molto intense pari a 70 millimetri in circa 2 ore, che hanno interessato il settore di versante meridionale di Monte Piano del Termine, situato a ridosso dell’abitato di Talanico, determinando fenomeni intensi di erosione diffusa e concentrata in rivoli e solchi.
Nel corso del sopralluogo il presidente Benedetto ha constatato, inoltre, che a causa della presenza di alcune strade alveo si è determinata una concentrazione del flusso d’acqua frammista al materiale eroso, proveniente dal ruscellamento del suddetto versante, nella parte sommitale dell’abitato, all’altezza di via Foresta. Successivamente il flusso ipercontrato è defluito dapprima lungo via San Pietro e successivamente in via Talanico, dove ha travolto l’Ape con a bordo le due persone disperse. Dunque le intense precipitazioni e l’intervento antropico di trasformazione degli alvei in strade pavimentate in calcestruzzo, sono state le cause determinanti del disastro.
Il Comune di San Felice a Cancello, che nel recente passato (alluvione di Sarno 1998) era già stato interessato da fenomeni di dissesto idrogeologico, è uno tra i Comuni a maggior rischio, sia idraulico che da frana. Gli indicatori di rischio dell’ultimo rapporto Ispra, indicano dati molto al disopra della media nazionale, con un 43% del territorio comunale classificato a rischio molto elevato da frana ed il 10% a rischio idraulico. Inoltre circa il 40% della popolazione rientra in aree a rischio molto elevato. L’elevata complessità e diffusione delle problematiche legate al dissesto idro-geologico, anche in relazione all’aggravamento dovuto agli ormai acclarati cambiamenti climatici in atto, impone l’adozione di una strategia di adattamento, di mitigazione e di gestione del rischio, che deve prevedere, un approccio integrato tra la realizzazione di interventi strutturali (opere) ed il porre in essere azioni e interventi non strutturali, prevedendo maggiori risorse tecniche ed economiche.