Milano, 28 ago. (askanews) – Letsile Tebogo, campione olimpico dei 200 metri (e argento nella 4×400 con il suo Botswana), è stato ricevuto stamani da Papa Francesco in Vaticano. Con lui l’atleta ucraina Anna Ryzykova, bronzo ai Giochi di Londra nella staffetta 4×400, anche lei in gara a Parigi. Lo rende noto Athletica Vaticana.
Tebogo – che venerdì 30 agosto sarà in pista allo stadio Olimpico per il Golden Gala – ha chiesto al Papa una preghiera per sua mamma, Elizabeth Seratiwa, morta lo scorso 18 maggio (aveva 44 anni). E gli ha mostrato le scarpe con le quali ha vinto le Olimpiadi a Parigi: vi sono, infatti, incise le iniziali del nome e la data della nascita della mamma (23.12.1980).
A sua volta Ryzykova ha chiesto a Francesco di benedire la sua maglietta, condividendo la preghiera per il suo popolo ucraino che sta soffrendo a causa della guerra.
Il Papa, in segno di amicizia, ha firmato le scarpe di Tebogo e la maglietta di Ryzykova.
Tebogo – con il suo allenatore Dose Mosimanyane – e Ryykova sono stati accolti dagli sportivi di Athletica Vaticana che hanno donato loro il testimone della staffetta (We Run Together – Simul currebant), simbolo inclusivo di Athletica Vaticana, e una maglietta dell’associazione polisportiva ufficiale della Santa Sede. Presenti Carlo Pellegrini, direttore di Vatican Athletics, la federazione vaticana di atletica leggera, Giuseppe Zapparata, velocista di punta del team (terzo posto ai recenti Campionati dei Piccoli Stati d’Europa sui 110 metri ostacoli) con Marco Alpigiani, segretario generale dell’associazione.
“Vedendomi vincere l’oro olimpico forse tante persone saranno andate a cercare sulle mappe dove si trova il Botswana e leggendo sulle mie scarpe le iniziali del nome di mia a e la sua data nascita spero che qualcuno avrà pregato per lei” dice Tebogo. Proprio le scarpe che ha il Papa ha benedetto raccontano la sua storia. Ha iniziato a correre scalzo nel 2019: il primo paio le ha calzate l’anno dopo, quando ha vinto i campionati nazionali e ha scelto di mettere da parte il calcio (giocava scalzo, naturalmente) per l’atletica.
“Correre senza scarpe in Africa e nelle regioni povere del mondo è normale” racconta Tebogo. “Le mie prime gare le ho corse con i pantaloni di mio zio. Spero che le mie vittorie sui 100 e sui 200 metri portino attenzioni al Botswana e all’Africa in generale. È significativo che gli africani non vengano visti unicamente come atleti che corrono le lunghe distanze”. Non manca una proposta: “Con più strutture anche sportive, sarebbe importante organizzare finalmente le Olimpiadi in Africa: il mondo conoscerebbe culture straordinarie!”.
Tebogo è particolarmente commosso di aver ricordato la mamma insieme con il Papa: “Sono certo che mia mamma è felice, era una donna di fede. Quando è morta, per un cancro al seno dopo una lunga battaglia, ho pensato di chiudere con lo sport. Ora ho vinto i Giochi per e con mamma. Per mia sorella, che ha 12 anni, e per me lei è stata ed è tutto! Ci ha dato l’opportunità di crescere nonostante il contesto dove siamo nati: il villaggio di Kanye che nessuno sa dov’è. Sempre insieme, grazie allo sport abbiamo visto città che non pensavamo neppure esistessero!”. E aggiunge: “Ero un bambino iperattivo, senza speranze: lo sport e l’amore infinito di mamma hanno consentito di realizzarmi nella vita, fino all’oro olimpico. Ma tutti i bambini in Africa dovrebbero avere queste opportunità”.
Il soprannome di Tebogo è school-boy. A lui piace: “Mi hanno chiamato affettuosamente così i compagni di staffetta al World relays in Polonia nel 2021: ero il più piccolo, uno “scolaretto””. Poi ha vinto medaglie internazionali a raffica a suon di record. “Ma resto uno school-boy – confida – con l’umiltà che mi ha testimoniato mamma, la mia roccia. La porto in ogni respiro e in ogni passo. E ogni tanto mando un bacio al cielo per lei”. L’ha fatto anche stamani in piazza San Pietro, con la medaglia d’oro olimpica al collo. grazie