Roma, 27 Ago. (askanews) – 369 vittime nei primi 5 mesi del 2024, con un incremento del 3,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il fenomeno delle morti bianche continua a scuotere le nostre comunità e non sembra arrestarsi. Dal primo ottobre, sarà obbligatoria la patente a punti nei cantieri con la funzione di indicatore della capacità delle misure adottate dagli imprenditori. Servirà?
Mirco Turato è, da anni, RSPP, Responsabile del servizio di prevenzione e protezione, un consulente esterno che, nominato dal datore di lavoro, ha il compito di valutare e gestire i rischi: “Credo -spiega- che la soluzione della patente a punti non risolverà il problema che ha radici ben più profonde. Avrà come risultato quello di bloccare i cantieri e rendere ancora più incerta la nostra economia”.
Cosa occorre allora. Dal suo particolare osservatorio, Turato non sembra avere dubbi: “Il primo problema riguarda i subappalti -afferma. Ogni passaggio fra un’azienda e un’altra determina una riduzione del budget di almeno il 20%. Si arriva così al paradosso che le imprese a valle hanno un guadagno risicato e finiscono con il risparmiare proprio sulla sicurezza. L’altro tema è quello dei controlli: gli ispettori sono pochi e non possono arrivare ovunque. In Trentino Alto-Adige, dove opero, gli organi preposti ai controlli sono assai limitati a fronte di almeno 44mila aziende operanti. Basta fare una semplice divisione e ricordare che i controlli nei cantieri non sono l’unica funzione a loro demandata per comprendere che la situazione è davvero molto, ma molto complessa”.
La terza questione riguarda le norme: “Il Decreto legislativo 81 del 2008 -sottolinea Turato- è un caposaldo in materia ma il tempo passa e bisogna in qualche modo adeguarsi. Sono due anni, ad esempio, che attendiamo il rinnovo dell’accordo Stato-Regioni. Tempo perso mentre gli strumenti tecnologici avanzano e potrebbero essere utili alla causa. Possibile che l’Intelligenza artificiale non possa correre in aiuto del settore, come tutti gli strumenti innovativi che abbiamo oggi a disposizione? Continuando a rimandare, si rischia di avere regole vecchie e non conformi alle esigenze. Che resta sempre la stessa: avere personale formato per evitare drammi non accettabili in un Paese civile”.