Aeronautica, generale Nannelli: “In Indopacifico test importante” – askanews.it

Aeronautica, generale Nannelli: “In Indopacifico test importante”

  Ad askanews parla in esclusiva il comandante del RAV Indopacifico
Ago 9, 2024
 

Roma, 9 ago. (askanews) – (di Pierluigi Allotti) Si è appena conclusa la Campagna aerea dell’Indopacifico 2024, maxi esercitazione internazionale svoltasi tra luglio e agosto. Per l’occasione l’agenzia askanews ha intervistato in esclusiva il Generale di Brigata Aerea Filippo Nannelli, comandante del Reparto Autonomo di Volo Indopacifico. Ecco le risposte dell’alto ufficiale:

L’Italia per la prima volta ha partecipato a una esercitazione internazionale nell’Indopacifico. Che significato ha avuto per l’Aeronautica Militare e per tutto il comparto Difesa e quali sono gli obiettivi delle esercitazioni Pitch Black 2024 e Rising Sun 2024 in Australia e Giappone?

Gen. Nannelli: “La Campagna aerea dell’Indopacifico 2024 dell’Aeronautica Militare rappresenta un’iniziativa di assoluto rilievo operativo, in quanto consente di dare pieno compimento allo strumento aerospaziale quale essenziale leva del potere per la tutela degli interessi nazionali, oggi più che mai in chiave internazionale. Come evidenziato dal Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Gen. S.A. Luca Goretti, tale campagna aerea si configura come un importante test nell’ambito della strategia che l’Aeronautica Militare ha sviluppato da qualche anno, per potenziare le proprie capacità logistiche di proiezione ed essere in grado di spostarsi, in tempi brevi, da un punto all’altro della Terra, quando necessario, per sostenere la componente operativa della Forza Armata. Alla Pitch Black 2024 in Australia, hanno partecipato anche velivoli ed assetti navali della Marina Militare. Ciò ha consentito di sviluppare una collaborazione addestrativa tra le Forze Armate e articolare un intenso piano di interscambio e mutuo supporto. In tal senso si è espresso proprio il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, che, nel corso della sua visita ai contingenti di Aeronautica e Marina a Darwin (Australia), ha evidenziato l’importanza della partecipazione della Difesa ad esercitazioni complesse e sfidanti come la Pitch Black, in quanto costituiscono prove fondamentali, non solo di capacità logistica di proiezione di assetti a grandissima distanza, ma anche e soprattutto di interazione tra le Forze Armate italiane e quelle dei Paesi Alleati. In questo ambito collaborativo, tra l’altro, due F-35B della Marina Militare hanno seguito i trasferimenti aerei dell’Aeronautica dall’Italia fino in Australia. Al contempo, due F-35B dell’Aeronautica Militare si sono imbarcati, a fine Pitch Black, a bordo della nave portaerei Cavour per seguire la navigazione di rientro del Carrier Strike Group (CSG) nazionale e svolgere congiuntamente le correlate attività esercitative con altre flotte alleate e partner di rilievo strategico. Per quanto riguarda la Rising Sun 2024 a Misawa, in Giappone, essa consente, dalla prospettiva addestrativa, di sviluppare ulteriormente il percorso di mutua conoscenza operativa e di condivisione di tattiche e procedure di volo, al fine di poter operare congiuntamente in piena sicurezza e con fiducia reciproca. In questo senso, gli equipaggi dell’Aeronautica Militare hanno avuto l’obiettivo di scambiare quante più informazioni possibili a terra per creare dei profili di missione utili a raggiungere lo scopo comune prefissato, al fine di effettuare missioni con il più elevato grado di difficoltà possibile in termini di contenuto addestrativo anche grazie al coinvolgimento di assetti aerei USAF di stanza a Misawa”.

Quanti uomini e mezzi sono stati impegnati e quanto è stato complesso dispiegare il contingente italiano?

Gen. Nannelli: “Le Forze Armate italiane hanno partecipato per la prima volta alla Pitch Black 2024 con i caccia di 5^ generazione F-35 A e B dell’Aeronautica Militare e della Marina, Eurofighter, KC-767A avio rifornitore e velivolo CAEW (Conformal Airborne Early Warning) dell’Aeronautica Militare con funzioni di sorveglianza aerea, comando, controllo e comunicazioni e con la seconda componente aero tattica della Marina Militare, composta dai caccia AV8B+, imbarcati sulla portaerei Cavour insieme agli F-35B. In generale, la campagna aerea dell’Aeronautica Militare della durata complessiva di circa 45 giorni, senza contare il periodo di imbarco dei nostri due F-35B su nave Cavour della Marina Militare che rientreranno solo ad inizio novembre, ha comportato uno sforzo logistico trasversale ed inedito, oltre che una pianificazione operativa molto articolata, seppur in continuità con quanto iniziato lo scorso anno con l’operazione Rising Sun ’23 nella quale furono schierati a Komatsu, in Giappone, 4 F-35A, 2 Kc-767, 1 CAEW e 2 C-130J e con il rischieramento in Alaska (USA) per l’esercitazione Red Flag 24 -1 insieme alla Pacific Air Force di USAF (United States Air Force). Per l’Aeronautica Militare è stata un’impresa unica nel suo genere con un contingente composto in totale di oltre 400 donne e uomini e di 21 aerei tra caccia e velivoli di supporto, alcuni dei quali impiegati solo per il trasferimento da e per l’Italia, come, ad esempio, i C-130J della 46^ Brigata Aerea per il SAR (Ricerca e soccorso) oceanico e per il trasporto materiali. La scelta di raggiungere l’area indopacifica anche quest’anno seguendo rotte orientali è una scelta strategica informata dalla volontà di confrontarsi con realtà diverse da quelle note della comunità occidentale e di superare i limiti imposti da culture, mentalità, sistemi burocratici e posizionamenti strategici distanti da quello nazionale. In più, l’ambizione è di dimostrare la capacità non solo di raggiungere grandi distanze in poco tempo ma anche di poter operare in brevissimo tempo dall’arrivo, nell’intero spettro delle operazioni aeree e con il necessario supporto logistico integrato. Con queste tipologie di attività, l’Aeronautica Militare continua ad addestrarsi in maniera incrementale e a consolidare la capacità di proiettare il Potere Aerospaziale ‘in profondità’ a supporto degli interessi nazionali a livello globale, risultando in tal modo un importante risorsa a supporto della politica nazionale”.

Quali sono state le difficoltà incontrate finora in un contesto decisamente nuovo e insolito per le donne e gli uomini dell’Aeronautica Militare?

Gen. Nannelli: “La Pitch Black 2024 e l’addestramento congiunto con la Japan Air Self-Defense Force (JASDF) hanno richiesto la proiezione di un consistente pacchetto di forze multiruolo in una regione dell’emisfero non propriamente familiare per cui l’impresa ha rappresentato una sfida organizzativa senza precedenti. Il complesso deployment a più di 13.000 km dall’Italia (8h e 30m di fuso orario in avanti, 110 gradi di longitudine differente dall’Italia, in un ambiente naturale di per sé molto più ostile di quello europeo) è stata l’occasione per esercitare la Capacità Nazionale di proiezione rapida dall’Aerospazio (cd. Piano Lontano), quale concreta espressione della capacità della Forza Armata di poter dispiegare forze, anche in contingenti non elementari, su una scala non più soltanto regionale ma nell’intera area di interessi nazionali, senza limiti geografici. La sfida è stata di far transitare un grande numero di velivoli militari, inclusi quelli caratterizzati da protocolli di sicurezza stringenti, come l’F-35, in Paesi al di fuori nella nostra usuale area operativa e con i quali rapporti di cooperazione sono in via di sviluppo. Ciò ha imposto un’attenta scelta delle basi di scalo e degli aeroporti alternati e in alcuni casi i transiti hanno interessato scali civili in un periodo dell’anno che di alta stagione turistica. Per questo abbiamo dovuto adottare un innovativo modus operandi che ha visto il preposizionamento di selezionati team di specialisti nei settori logistico, operativo e finanziario su tutti i siti di transito per la gestione delle incombenze tecniche e doganali ricercando e ottenendo anche un importante supporto dalle strutture diplomatiche nazionali dislocate nell’area indopacifica”.

Quali differenze ci sono state rispetto ai teatri in cui abitualmente operiamo?

Gen. Nannelli: “Dal punto di vista addestrativo, bisogna sottolineare che l’attività di volo durante la Pitch Black è stata molto articolata, prevedendo un ritmo serrato e delle ampie finestre operative che hanno superato anche le 19 ore giornaliere, includendo estesi periodi notturni. Il contesto che si è venuto a creare è stato dunque certamente sfidante per i nostri equipaggi con un ritorno addestrativo assolutamente pagante. Al riguardo, l’elemento maggiormente caratterizzante dal punto di vista nazionale è stata la partecipazione di Paesi della regione indopacifica con cui normalmente l’Aeronautica Militare non ha interazioni a livello operativo e pertanto l’esercitazione ha certamente consentito di allargare l’ambito esperienziale dei piloti in forza ai Reparti Operativi della Forza Armata che hanno potuto familiarizzare e confrontarsi con velivoli procedure, tattiche e concetti operativi nuovi e tendenzialmente distanti dagli standard occidentali”.

Nella Pitch Black 2024 sono stati impegnati 20 Paesi, è quindi stata una opportunità per confrontarvi con gli altri… A che livello siamo? E in cosa dobbiamo e possiamo ancora migliorare?

Gen. Nannelli: “La Pitch Black 2024 è una delle esercitazioni aeree militari più complesse e realistiche nell’area dell’Indopacifico ed è una delle più importanti esercitazioni del 2024 per l’Aeronautica Militare, nella quale i piloti consolidano le capacità d’impiego dei sistemi d’arma in dotazione, mediante l’organizzazione ed il coordinamento di ‘pacchetti’ costituiti da un elevato numero di velivoli, rafforzando nel contempo la capacità di operare congiuntamente con altri Reparti, nazionali ed esteri (paesi alleati e amici), in chiave ‘cross-component’ e ‘cross-domain’, in scenari operativi moderni, connotati da alta imprevedibilità e complessità, e in aree geografiche lontane dalla madrepatria. Una sfida vinta che ci pone, ancora una volta, nell’elite delle aeronautiche mondiali con i nostri assetti che hanno primeggiato in un contesto esercitativo complesso e variegato dove la professionalità dei nostri equipaggi è stata ampiamente riconosciuta dagli altri partner internazionali, come un valore aggiunto per l’intera esercitazione. Dal punto di vista più propriamente operativo, è stata ulteriormente testata e affinata la capacità di sostenere un elevato rateo di sortite giornaliere, conducendo addestramento avanzato in ambito internazionale con partner NATO e non, oltre a cooperare sinergicamente anche con la Marina Militare con la quale abbiamo sviluppato un armonico piano di mutuo supporto logistico per agevolare il dispiegamento di un così cospicuo numero di velivoli e operare autonomamente a grande distanza da casa”.

In Australia, l’esercitazione si è trasformata in emergenza reale con la perdita di un caccia, senza conseguenze per il pilota, com’è stato affrontato questo evento?

Gen. Nannelli: “Durante l’esercitazione Pitch Black ’24, purtroppo, abbiamo perso un velivolo Eurofighter che si era rischierato. Sono cose che sappiamo possono succedere nel nostro lavoro, però l’abbiamo affrontata con efficacia e con professionalità. Abbiamo fatto emergere il lato resiliente della nostra capacità e della nostra operatività. Insieme con le autorità australiane abbiamo potuto recuperare il pilota, sano e e salvo, e possiamo dire di aver dimostrato, anche in situazioni di contingenza come queste, la capacità e la professionalità di tutto il personale italiano che è emersa nel fatto di aver ripreso immediatamente l’attività addestrativa, consci dei rischi presenti nell’erogazione dell’attività di volo ma preparati a operare efficacemente anche in situazioni di emergenza. Questa intima consapevolezza ha fatto si che il morale rimanesse sempre alto e la motivazione di ben figurare ha continuato ad essere vivida e a portare risultati brillanti in seno a un consesso internazionale altamente sfidante”.

La nostra presenza nell’Indopacifico è in qualche modo legata anche al progetto Gcap con Regno Unito e Giappone?

Gen. Nannelli: “Nel corso dell’Informativa alla Camera dell’1 agosto 2024 sul resoconto del vertice di NATO di Washington, il Ministro della Difesa, l’On. Guido Crosetto, ha rimarcato l’unanime accordo circa l’indivisibilità della sicurezza dell’area euro-atlantica e di quella indo-pacifica. Inoltre, l’Indo-Pacifico sta assumendo sempre maggiore rilevanza per gli interessi dei Paesi Alleati e dell’Unione Europea, dal punto di vista economico, di approvvigionamento energetico e per la tutela delle principali rotte commerciali. Il Giappone continua ad essere un partner strategico di quest’area geografica e, da questo punto di vista, la cooperazione sul piano addestrativo con la Japan Air Self-Defense Force (JASDF) consente di continuare a sviluppare uno sfondo di condivisa competenza tecnica e comprensione operativa su cui poter fondare la partnership strategica in ambito GCAP (Global Combat Air Programme), il jet da caccia di sesta generazione destinato a sostituire l’attuale Eurofighter Typhoon. Il crescente dialogo e la partecipazione – insieme al Regno Unito – al programma di sviluppo del caccia di nuova generazione GCAP (Global Combat Air Program), ufficializzato contestualmente a Tokyo dal Ministro della Difesa Guido Crosetto, assieme agli omologhi di Giappone e Regno Unito, sono due dei pilastri del rapporto tra Italia e Giappone in ambito Difesa”.

Con i nuovi aerei di sesta generazione cosa cambierà rispetto a oggi?

Gen. Nannelli: “Il progetto di sviluppo dei velivoli di sesta generazione rappresenta la naturale evoluzione del settore di capacità core business dell’Aeronautica Militare che consentirà di sostituire, intorno al 2035, l’Eurofighter F-2000 che oggi è il velivolo cardine del sistema di difesa aerea nazionale. I velivoli di sesta generazione dovranno essere in grado quindi di affrontare le sfide tecnologiche, ambientali e culturali, oltre che operative portate da nuove minacce, dei successivi trenta, quaranta anni dal loro ingresso, in scenari sempre più complessi e mutevoli. Il nuovo velivolo dovrà essere necessariamente concepito come un ‘sistema di sistemi’ ovvero come combinazione tra un aereo pilotato, integrato in modo nativo ed altamente connesso, con un numero variabile di altri assetti che ne migliorino e potenzino le capacità in grado di generare effetti coordinati, simultanei e in fase tra loro in una indispensabile gestione unitaria dei cinque domini”.