Strasburgo, 18 lug. (askanews) – Durante il suo discorso nella plenaria del Parlamento europeo, prima del voto sulla sua riconferma alla presidenza della Commissione, Ursula von der Leyen, ha fatto solo due brevi accenni al “Green Deal”, innanzitutto confermando che sarà attuato nelle sue parti che sono già state adottate nella legislazione europea, e che saranno mantenuti i suoi obiettivi già fissati, ma con “pragmatismo”, ha avvertito.
Ma ha anche annunciato che in futuro l’accento sarà posto sull’industria e la competitività dell’economia europea e sulla riduzione degli oneri burocratici per le imprese, e che presenterà un nuovo “Clean Industrial Deal” (“Patto per l’industria pulita”), se verrà confermata dall’Aula.
Facendo riferimento, durante il discorso, alle sue linee guida programmatiche che aveva inviato a tutti gli eurodeputati stamattina prima del dibattito in aula, von der Leyen ha evocato l’obiettivo di “un’Europa più forte che garantisca prosperità, che protegga le persone e che difenda la democrazia. Un’Europa più forte che garantisca equità sociale e sostenga le persone. Un’Europa più forte che attui ciò che è stato concordato in modo equo. E che mantenga gli obiettivi del Green Deal europeo con pragmatismo, neutralità tecnologica e innovazione”.
“Ho ascoltato attentamente – ha osservato la presidente della Commissione – le forze democratiche in questo Parlamento, e sono convinta che queste linee guida riflettano quanto abbiamo in comune, nonostante le differenze, che sono salutari in ogni democrazia”.’ L’altro accenno al Green Deal è stato la rivendicazione dei suoi risultati già acquisiti, guardando alle cifre: “Nella prima metà di quest’anno – ha indicato von der Leyen -, il 50% della nostra produzione di elettricità proveniva da fonti rinnovabili. Energia fatta in casa e pulita. Gli investimenti nelle tecnologie pulite in Europa sono più che triplicati in questo mandato. Attiriamo più investimenti nell’idrogeno pulito rispetto a Stati Uniti e Cina messi insieme. Infine, negli ultimi anni, abbiamo concluso 35 nuovi accordi con partner globali su tecnologie pulite, idrogeno e materie prime critiche. Questo è il Green Deal europeo in azione”.
“Voglio essere chiara. Manterremo – ha assicurato la presidente della Commissione – la rotta sulla nostra nuova strategia di crescita e sugli obiettivi che ci siamo prefissati per il 2030 e il 2050. La nostra attenzione ora sarà focalizzata sull’attuazione e sugli investimenti. Per realizzarla sul campo. Questo è il motivo per cui presenterò il nuovo Patto per l’industria pulita nei primi 100 giorni”.
Il nuovo Patto “indirizzerà gli investimenti nelle infrastrutture e nell’industria, in particolare per i settori ad alta intensità energetica. Ciò contribuirà a creare mercati guida in tutto, dall’acciaio ‘green’ alle tecnologie pulite. E accelererà la pianificazione, le gare d’appalto e le autorizzazioni. Dobbiamo essere più rapidi e semplificare di più”.
Von der Leyen aveva un sentiero molto stretto da percorrere: convincere i Socialisti e Democratici (S&D), i Liberali di Renew e soprattutto i Verdi di non voler fare marcia indietro sul Green Deal (almeno non più di quanto sia già stata fatta nell’ultimo anno), e al tempo stesso rassicurare il Ppe che la musica è cambiata, che il grande cantiere legislativo delle misure verdi è ormai chiuso, a parte qualche iniziativa marginale, e che è semmai il momento dell’attuazione di quelle misure, ma, appunto, con “pragmatismo”, adattandole alla realtà. E accompagnandole anche con in sostegno agli investimenti.
“Proporrò – ha annunciato ancora von der Leyen – un nuovo Fondo per la competitività europea. Si concentrerà su progetti europei comuni e transfrontalieri che stimoleranno la competitività e l’innovazione, in particolare per sostenere il ‘Clean Industrial Deal’. Ci garantirà lo sviluppo di una tecnologia strategica e la sua produzione qui, in Europa. Quindi, dall’intelligenza artificiale alla tecnologia pulita, il futuro della nostra prosperità deve essere realizzato in Europa”.
Un altro punto forte del nuovo programma è la riduzione degli oneri burocratici, che ostacolano lo sviluppo dell’industria, e in particolare delle Pmi. “Incaricherò ciascun commissario – ha annunciato ancora von der Leyen, proiettandosi nel suo secondo mandato – di approfondire il proprio portafoglio e di realizzare concretamente la riduzione degli oneri burocratici. E nominerò un vicepresidente per coordinare questo lavoro e riferire a questa Assemblea una volta all’anno sui progressi compiuti”.
Interessante è stata in particolare la riposta dalla co-presidente dei Verdi, Thierry Ranke, durante il dibattito in aula: “Se mi chiedete se Ursula von der Leyen è una candidata verde alla presidenza della Commissione, o se il programma di cui ci ha fornito le linee guida sia un programma verde, posso rispondervi: no”.
“Abbiamo negoziato duramente con lei, e nelle ultime settimane abbiamo raggiunto un compromesso: per me, ciò che è cruciale è che la maggioranza che tiene oggi sia una maggioranza di gruppi democratici ed europeisti in quest’Aula; perché dobbiamo impedire all’estrema destra di andare al potere, di avere un impatto sul processo decisionale. In questa Unione europea, sappiamo che siamo più forti quando lavoriamo insieme come europeisti”, ha sottolineato Ranke, lasciando chiaramente capire che il voto dei Verdi sarà favorevole a von der Leyen, nonostante tutto.
E ha concluso: “Manteniamo questa promessa fatta ai nostri cittadini e lavoriamo insieme in modo costruttivo per costruire un futuro europeo migliore per tutti”.