Roma, 16 lug. (askanews) – La Società Oftalmologica Italiana lancia l’allarme su alcune criticità riguardo visite, esami ed interventi di Oculistica nel Sistema sanitario pubblico. Da una parte, per le liste d’attesa elevate e a causa della mancanza di personale sanitario, anche in sala operatoria vengono impiegati sempre più spesso medici oculisti specializzandi, anche del primo anno, senza la necessaria formazione ed esperienza per gestire situazioni potenzialmente complesse; dall’altra, le visite oculistiche nel sistema sanitario pubblico sono eccessivamente frammentate, con i vari esami svolti nell’arco di troppi mesi. Il tutto, nel contesto di un parco attrezzature obsoleto.
Matteo Piovella, Presidente Società Oftalmologica Italiana (SOI): “Non va assolutamente bene oggi che veniamo fatti sotto pressione per operare senza l’assistenza del medico oculista. L’Oculistica è una specialità singola, studiamo solo quello, dobbiamo avere l’esperienza sennò facciamo peggio. Come del resto la politica, specialmente in Lombardia, pensa di risolvere il problema chiedendo agli ottici, che hanno una professione di tipo commerciale, assolutamente non medica, di curare le persone, la vista, e soprattutto incredibilmente di curare i bambini. Ovvio che queste sono cose che non vanno assolutamente bene”.
E poi c’è il problema delle visite “spacchettate”: frazionare gli esami nell’arco di più mesi non solo crea disagi per i pazienti, spesso anziani, ma provoca un allungamento dei tempi per una corretta diagnosi con il rischio, quindi, di aggravare una possibile patologia già in essere.
Ancora Piovella (SOI): “Abbiamo ereditato un sistema delle vecchie mutue del secolo scorso. Un pezzettino per volta così per avere una diagnosi ci vuole mesi e mesi e prendere sempre gli appuntamenti. Oltretutto prima non c’erano gli esami che davano la diagnosi, adesso ci sono ma non vengono fatti contestualmente: vai a riprendere l’appuntamento. Per cui è impossibile: una persona viene proprio scoraggiata e nel frattempo la sua vista se ne va. Soprattutto la cosa è incredibile quando viene applicata ai bambini o alle persone deboli come le persone anziane”.
Per questo secondo la Società Oftalmologica Italiana è necessario porre rimedio alla situazione con più risorse per personale e attrezzature: “L’oculistica – dice Piovella – è in difficoltà da più di vent’anni. Abbiamo dei ritardi di oltre un anno per una visita oculistica e di due anni per gli interventi chirurgici salvavista, come la chirurgia della cataratta, che è l’intervento maggiormente eseguito al mondo. Così non possiamo più andare avanti. Le soluzioni le abbiamo già proposte da 10 anni e sono sotto gli occhi di tutti. Noi non siamo una chirurgia di tipo elettivo, non prioritario, non salvavita: noi salviamo veramente la vita delle persone. Quindi dobbiamo avere le stesse risorse economiche, che non ci sono mai state date, semplicemente per aggiornare le attrezzature, di fare esperienza e di saper usare le apparecchiature, perché se non ce le hai non impari neanche ad usarle. La chirurgia non è fatta solo dal dono di Dio della buona mano: è fatta da razionalità, intelligenza, organizzazione e soprattutto servizio nei confronti dei nostri pazienti”, conclude il presidente SOI.
Un contesto complesso, nel quale, secondo SOI, da qui al 2030 raddoppierà il numero di persone che non vedranno più.