Reggio Calabria, 16 lug. (askanews) – “È un momento storico di ritorno alle barriere doganali, alla gestione di attività meno globali”. È questa l’analisi di Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia e presidente Southern Europe di Philip Morris International, intervenuto alla Conferenza del B7 a Reggio Calabria.
“Questo ovviamente – ha poi proseguito Hannappel – ha un limiti sulla possibilità di accedere ai mercati, togliendo ai paesi in via di sviluppo la possibilità di poter crescere più velocemente”
Hannappel ha poi sottolineato il ruolo di Philip Morris, in Italia e nel mondo: “Noi abbiamo una centralità a livello industriale abbastanza evidente nel nostro paese. Abbiamo fabbriche in tutto il mondo, esportiamo in 40 paesi. È sempre fondamentale avere una relazione nel mondo pubblico-privato che consenta, a chi fa innovazione come noi, di poter fare export”.
Serve, secondo il numero uno di Philip Morris Italia, un ritorno a un proficuo atteggiamento di interscambio economico e manifatturiero: “Il mercato interno per noi è piccolo, specialmente per chi fa prodotti di innovazione, stile e design come il nostro paese è fondamentale. Basti pensare alla Regione in cui ci troviamo, la Calabria, che esporta con crescite a doppia cifra da diversi anni”.
Secondo Hannappel, infine, è il G7 a dover trainare l’onere di una rinnovata unione d’intenti economica: “L’unione di almeno un mercato globale fra i 7 paesi che fanno capo al G7 è fondamentale per settare le regole di ingaggio che permettano investimenti e attività di lungo periodo. Senza un mercato comune, identificato da accordi bilaterali e multilaterali, è difficile l’esportazione e coi soli mercati interni ci sarebbe poca occupazione”.
Settare le regole e promuovere l’esportazione, dunque, diventa fondamentale, come più volte sottolineato da Hannappel anche durante l’intervento nella Conferenza del B7 a Reggio Calabria.