Roma, 13 lug. (askanews) – Ventidue tombe per sedersi come se fossero panchine, una cattedrale dei suicidi, una lapide con una speciale formula. Inaugurata al Villaggio Quadrimensionale, sede della Fondazione Nuova Specie, un’opera unica al mondo, creata per dare valore e significato ai tanti suicidi dell’epoca odierna.
Il nome “cattedrale” deriva da “cathedra” che significa “sedia”. Le cattedrali erano le chiese più importanti perché lì era presente la “sedia” del vescovo. Di cattedrali ne sono state costruite tante nella storia dell’umanità, di indubbio valore morale ed estetico. Anche nella città di Troia vi è una cattedrale romanica unica per il suo rosone. Ma quale valore può avere una cattedrale oggi? Cosa potrebbe celebrare? Secondo la Fondazione Nuova Specie, le nuove cattedrali oggi dovrebbero celebrare anche le tante persone che scelgono di togliersi la vita volontariamente, dopo fasi di estremo disagio.
Lo scorso 22 dicembre è stata inaugurata, proprio al Villaggio Quadrimensionale, un’opera unica nel suo genere: il Sacro Albero dei Suicidi. L’opera, ideata e voluta da Mariano Loiacono, fondatore del Progetto Nuova Specie, è stata realizzata da un collettivo di artisti e di artigiani volontari che hanno voluto dar voce ai tanti che sempre più di frequente oggi scelgono di togliersi la vita. “Sacro” non in termini religiosi, ma in senso etimologico, dalla radice sanscrita “sak”, che significa “ciò che lega, ciò che unisce”. Infatti, l’opera è collocata senza soluzione di continuità alla piazza SanTau del Villaggio Quadrimensionale, dove vita e morte si intrecciano: mangiare e divertirsi in piazza è un tutt’uno con le sedute a forma di bara dove è possibile sedersi, bere una bibita, intrattenersi e distendersi sul prato. “Sacro” perché deve unire l’esistenza di questi suicidi ai familiari e alla società che li hanno esclusi, deve rappresentare una nuova unione, proprio a partire dal fallimento che c’è stato.
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