Roma, 13 lug. (askanews) – I giocatori entrano in manette nello storico stadio nazionale di Lima, accompagnati da una folta schiera di guardie carcerarie munite di fucili. “Il calcio mi fa dimenticare che sono dietro le sbarre”, dice un 25enne che sta scontando una pena dopo che la sua squadra, il Costa Rica, ha perso 3-0 contro il Perù, nella versione tra detenuti della Copa America, torneo seguito in tutto il Sud America. Anche mentre siedono in panchina i giocatori restano ammanettati. Qualcuno riesce anche a salutare i famigliari sugli spalti.
Quando viene segnato un goal le guardie devono intervenire per sedare gli animi. Ma la festa continua.
“Sono contento per la vittoria, la famiglia ci sostiene nonostante tutti gli ostacoli, c’è mia madre, mio padre, è una benedizione averli entrambi insieme”, confida Alexander, detenuto peruviano, 41 anni.
“È un momento storico per me perché sono stato un campione di calcio peruviano, ora sono un campione in prigione, come ho detto agli altri continuo a imparare da loro e continuo a imparare ogni giorno”, afferma Patricio (Arce), 31 anni.