Roma, 11 lug. (askanews) – “Oggi in Conferenza Unificata sul decreto ricostruzione il Governo ha fatto una scelta del tutto incomprensibile: ha deciso, nonostante le richieste unitarie di Upi, Anci e Conferenza delle Regioni e nonostante il parere favorevole della struttura commissariale, di non alzare il massimale di 6.000 euro di indennizzo per i beni mobili distrutti o danneggiati dall’alluvione in Emilia-Romagna fino alla cifra più consona di 30mila euro. Una richiesta che non avrebbe comportato nuovi costi per lo Stato, perché il fondo per la ricostruzione c’è ed è capiente. Come Upi, Anci e Conferenza delle Regioni, Non abbiamo potuto fare altro, che dare parere negativo al decreto”. Lo dichiara il presidente di Upi, Michele de Pascale, sindaco di Ravenna, sottolineando come “dopo il rinvio chiesto dal Governo la scorsa settimana, ci aspettavamo che in questa Conferenza straordinaria si trovasse una soluzione positiva, a favore delle tante famiglie e imprese che ormai aspettano risposte da più di un anno. Evidentemente, invece, aiutare famiglie e imprese dell’Emilia-Romagna non è considerata una questione essenziale da questo Governo.
“Voglio ribadire che non c’è un ostacolo tecnico alla richiesta che abbiamo avanzato di innalzare la soglia di indennizzi per i beni mobili da 6.000 a 30.000 euro, perché il Commissario per la ricostruzione pochi giorni fa ha annunciato di avere disponibili nel fondo apposito 1 mld e 200 milioni a cui si aggiungono anche altri 700 milioni di credito d’imposta per gli indennizzi. Di questi al momento il Commissario ha dichiarato di aver speso solo 12 milioni. Oggi però il MEF si è opposto alla nostra richiesta, asserendo la mancanza della copertura finanziaria. Delle due l’una: o sbaglia il Commissario, o sbaglia il MEF. Oppure, cosa che sarebbe davvero incomprensibile, il Governo ha scelto di non utilizzare quei fondi destinati agli indennizzi. Non ci resta che sperare che almeno nel Parlamento, che sta discutendo il decreto si riesca a trovare intorno a una questione che riguarda i diritti dei cittadini, una voce unica, a prescindere dall’appartenenza alla maggioranza o alla minoranza”, aggiunge de Pascale.