Roma, 9 lug. (askanews) – “Ad oggi le offerte disponibili sul mercato libero appaiono poco attraenti rispetto ai diversi servizi regolati, essendo caratterizzate da prezzi normalmente più alti”. Lo ha evidenziato il presidente dell’Arera, l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente, Stefano Besseghini nella sua relazione al Parlamento, facendo il punto sul passaggio al mercato libero dell’energia con la fine del meccanismo di tutela per il gas e l’energia elettrica rispettivamente da gennaio e dal primo luglio scorsi.
Besseghini ha evidenziato come, per quanto riguarda il gas, il mantenimento per i clienti non vulnerabili dell’offerta con il proprio fornitore con una tariffa definita Placet, in parte regolata ha comportato comunque “aumenti di spesa compresi tra il 3,7% ed il 12,5%”. Diverso il caso dell’elettricità per il quale oltre al mantenimento della tariffa regolata per i clienti vulnerabili è stato introdotto il meccanismo a tulete graduali, applicato a chi non ha scelto alcun fornitore diverso da quello del sistema di tutela, con assegnazione degli operatori a secondo dalle zone, mediante asta.
“Al di là dei tecnicismi, il risultato delle aste ha determinato un vantaggio per il consumatore che è transitato nel servizio a tutele graduali di circa 113 euro/anno a parità di tutti gli altri costi”.
Riassumendo, la situazione ad oggi vede i clienti elettrici italiani divisi in quattro categorie: i clienti vulnerabili serviti in tutela (circa 3,6 milioni) o sul mercato libero (circa 8,4 milioni), che possono in qualunque momento passare dal servizio al mercato e viceversa e manterranno questa prerogativa indefinitamente.
“I clienti non vulnerabili, transitati automaticamente nel Servizio a tutele graduali (circa 3,6 milioni) oppure serviti sul mercato libero (circa 14,7 milioni), che potranno compiere qualunque scelta verso o all’interno del mercato libero ma non potranno scegliere di tornare nei servizi di tutela, salvo il caso in cui (per qualunque motivo) divengano vulnerabili o restino senza fornitore”.
In generale, come nel 2022, anche nella prima parte del 2023 i prezzi dell’energia elettrica in Italia e in Europa hanno risentito, seppur senza registrare i picchi dell’anno precedente, delle tensioni internazionali sui mercati all’ingrosso. I rialzi si sono riflettuti sulle bollette dei clienti domestici, nonostante le proroghe degli interventi pubblici da parte dei governi di molti Paesi europei, tra cui l’Italia. La tendenza dell’anno è stata, comunque, quella di un ritorno a una “nuova normalità” caratterizzata da mercati più reattivi e globalizzati, in cui i prezzi si sono assestati su livelli più alti del passato, ha evidenziato l’Autorità per l’Energia, le reti e l’ambiente nella sua Relazione annuale al Parlamento. I prezzi medi dell’energia elettrica per i consumatori domestici nel 2023 fanno registrare aumenti del +6% in Italia (con prezzi medi finali pari a 38,64 euro/kWh) ben lontani dal +40% dell’anno precedente. Si è mantenuta pressoché stabile, invece, la variazione nell’Area euro che nel 2023 ha segnato un +12,6% (31,45 e/kWh) rispetto al +13% del 2022.
L’aumento del prezzo lordo in Italia è dovuto principalmente alla componente oneri e imposte che, rispetto ai 12 mesi precedenti, ha subito sensibili variazioni (+54,4%) per la progressiva reintroduzione degli oneri generali in bolletta; i prezzi netti, infatti, dati dalla somma del prezzo di energia e vendita e dei costi di rete, hanno registrato una piccola variazione negativa (-2%), passando da 31,74 e/kWh a 30,98 e/kWh.
A fronte del quadro illustrato da Area, le associazioni dei consumatori attaccano il passaggio al mercato libero: non funziona.
“Una verità grave e preoccupante che denunciamo da gennaio di quest’anno. Se, nel momento in cui si poteva approfittare della fine delle tutela per i non vulnerabili per accaparrarsi clienti, le offerte del libero sono tutte più care sia del Servizio di maggior tutela che del Servizio a tutele graduali, ci domandiamo cosa potrà accadere d’ora in avanti. Nulla di buono, evidentemente” si domanda Marco Vignola, vicepresidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Insomma, il mercato libero non sta funzionando e quindi bisogna che il legislatore si impegni subito a risolvere tutti gli annosi problemi mai davvero affrontati in questi anni. Altrimenti il rischio più che fondato è che quando verrà meno anche il regime transitorio attualmente vigente, si profilerà una ulteriore stangata per le famiglie italiane” conclude Vignola.
Stessa linea il Codacons che denuncia anche il livello troppo elevato delle tasse: “Le bollette energetiche italiane continuano ad essere più salate della media europea, con i cittadini che pagano tariffe più alte anche a causa di una tassazione eccessiva”. “Nel 2023 la bolletta energetica media sul mercato tutelato si è attesta a 890 euro a famiglia, piazzando l’Italia al quinto posto in Ue per le tariffe della luce più care, contro una media di 660 euro in Francia, 645 euro in Spagna e Svezia, 627 euro in Grecia, 590 euro in Portogallo e 310 euro in Ungheria”, spiega il Codacons.
“A pesare sulla spesa energetica degli italiani è ancora la tassazione eccessiva: considerato solo l’ultimo trimestre del 2023 le tasse hanno influito in totale per il 22,4%: 10,5% per gli oneri di sistema, 11,9% per le imposte (Iva e accise).
“L’avvento del mercato libero, inoltre, non ha prodotto finora gli effetti sperati – denuncia il presidente Carlo Rienzi – Sia per il gas che per la luce le offerte degli operatori risultano ancora elevate e meno convenienti rispetto al regime di vulnerabilità e alle tariffe in vigore al momento della fine del mercato tutelato, e della tanto decantata concorrenza per adesso nemmeno l’ombra”.